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Ternana Catanzaro 5-1: l’analisi tecnico-tattica

Scritto da Davide Greco

Pessima prestazione dei giallorossi che vengono surclassati su tutti i fronti. Gravi responsabilità dell’intero staff tecnico

Un Catanzaro a dir poco imbarazzante rimedia una sonora sconfitta al cospetto di una delle due corazzate del girone. Una lezione di calcio durissima per mister e giocatori.

La Ternana sfodera una prestazione micidiale fatta di tanto pressing, moltissima tecnica individuale e una fame calcistica invidiabile.

Formazioni

Rossoverdi schierati da Lucarelli con il consueto 4-2-3-1 che vedeva Iannarilli in porta, Defendi Kontek Boben e Mammarella in difesa, Palumbo e Damian a centrocampo con la linea dei trequartisti Partipilo Falletti e Torromino davanti l’unica punta Raicevic.

Calabro dispone i suoi con un 3-5-2 che si può interpretare come un 3-4-2-1 vista l’iniziale posizione di Casoli a metà fra centrocampo e attacco. Undici giallorosso che vedeva dunque Branduani fra i pali, Fazio Martinelli e Pinna in difesa, Garufo Casoli Corapi Altobelli e Contessa a centrocampo, Carlini ed Evacuo in avanti.

Primo tempo

Lucarelli può contare su un organico davvero completo in ogni reparto oltre che su una panchina lunga e di altissima qualità. A Calabro non si chiedeva di andare a vincere, ma di dimostrare di aver saputo far fare ai suoi uomini i dovuti progressi.

I primi trenta minuti di gioco sono stati devastanti. Ternana proiettata in avanti e capace di confezionare quattro occasioni da rete schiacciando il Catanzaro nella propria metà campo. Pressing alto e corridoi verticali chiusi, linea di centrocampo anticipata e aggredita senza soluzione di continuità, immediate verticalizzazioni e giocate dal tasso tecnico decisamente di buon livello.

Tramortiti e poco reattivi, le aquile prestano al fianco alle fere che sulla corsia destra sfondano ripetutamente con Partipilo e Defendi. Contessa e Pinna non sono gli unici agnelli sacrificali.

La Ternana mette paura anche centralmente con Falletti e Palumbo che fanno girare a vuoto gli avversari con eleganti tocchi di prima e giocate tecniche di alta scuola. Il gol nasce in evidentemente posizione di offside, ma di fatto sancisce la netta supremazia dei padroni di casa.

Alla mezz’ora Calabro intuisce le difficoltà dei suoi e opera il primo doppio cambio togliendo Contessa e Altobelli in luogo di Verna e Di Massimo. Casoli si sposta sulla corsia sinistra restituendo a Di Massimo il ruolo di seconda punta. Ed è proprio Di Massimo che qualche minuto dopo si procura il rigore poi trasformato da Carlini.

Carlini segna, ma non esulta. Probabilmente è consapevole che il pareggio avrà vita breve, ma intanto la squadra sembra aver preso confidenza e allo scadere sfiora addirittura la rete del vantaggio con una magnifica girata di testa di Evacuo.

Ripresa

Nella ripresa la sblocca subito Falletti trafiggendo Branduani dalla distanza. Il Catanzaro non reagisce, sembra un pugile suonato che aspetta solo il gong. Micidiale e implacabile arriva la terza marcatura firmata da Palumbo che tira una gran botta dopo la roivesciata di Damian.

Pochi minuti ed è ancora Palumbo che semina il panico in area giallorossa e serve Raicevic che tutto solo dal dischetto infila comodamente Branduani.

La serpentina di Palumbo è solo il sugello di una disfatta che stancamente si protrae fino al novantesimo quando l’arbitro assegna un penalty ai padroni di casa per l’ennesimo fallo di Pinna. Ferrante mette a segno il quinto gol e fa ciao-ciao con la manina.

Considerazioni

Semmai qualcuno non se ne fosse accorto, ci vò… u difensora. Ma non uno qualsiasi, bensì quel tipo di difensore che imposta la manovra, che alza la linea, che detta i ritmi. Il classico marcantonio che fa a sportellate con la prima punta, che di testa le prende tutte, che ringhia e sbraita quando un compagno si attarda.

Il tempo di reperirlo sul mercato c’è stato, la volontà di avere una difesa ferrea c’era, eppure lo staff tecnico non è riuscito a regalarsi una pedina così importante. Ci sono poi diverse altre posizioni in campo che meritano un’attenta riflessione, ma evidentemente la figura del difensore centrale è oggi prioritaria.

Nel 3-5-2 classico c’è la figura del play basso che gira davanti la difesa e si accolla l’onere di impostare. È un tipo di assetto molto chiuso con centrocampo folto e una vitale necessità di ritmi bassi. La partita si conduce sui binari desiderati controllando la zona nevralgica, difendendo a cinque e attaccando a cinque senza mai lasciare scoperta la mediana. Ebbene questo non è il modulo di Calabro.

Il Catanzaro di oggi è un azzardato 3-4-1-2 con una linea mediana facilmente bucabile perché priva della necessaria interdizione, una difesa più che perforabile perché aggredibile con il pressing alto, un trequartista quasi superfluo se non partecipa alla costruzione e un attacco lasciato all’estro dei suoi esperti protagonisti che tuttavia da soli possono ben poco se i reparti sono scollegati. Corsie laterali non pervenute.

Azzardato, si! perché non dispone degli interpreti giusti per quel tipo di gioco che il mister vorrebbe e che non può prescindere dalla capacità della difesa di costruire palla a terra, dalla capacità del centrocampo di fare filtro ma anche di verticalizzare, dalla capacità del trequartista di non dare punti di riferimento e infine dalla capacità delle punte di muoversi e aggredire l’area finalizzando la giocata.

Calabro continua imperterrito nella ricerca della pietra filosofale e puntualmente ottiene gli stessi risultati degli alchimisti del sedicesimo secolo. Infatti l’amletico dubbio sulla compresenza di Corapi e Carlini oggi è stato risolto con un esperimento a dir poco fantasioso.

Nella prima mezz’ora Corapi giocava avanzato e Carlini tornava dietro per impostare la manovra. Il primo ha tolto spessore al centrocampo, il secondo ha tolto peso in attacco. Nessuno dei due ha dato quel valore aggiunto che Calabro sperava di ottenere per superare la fase di pressing dei padroni di casa.

I primi due cambi sono serviti a ristabilire gli equilibri e infatti Corapi e Carlini sono tornati nelle posizioni di competenza, Casoli è stato spostato sulla corsia sinistra e DiMassimo è andato a far compagnia ad Evacuo. Ma evidentemente non si poteva partire cosi, bisognava scendere in campo con l’effetto sorpresa.

I quindici minuti finali del primo tempo sono stati solo un’illusione tant’è che nella ripresa la Ternana ha calato il poker in appena venti minuti suggellando la propria supremazia con un impianto di gioco che i calciatori conoscono a memoria.

Dal canto nostro, a proposito di memoria, proprio non ci siamo. Altrimenti non spiegano quattro occasioni da rete regalate alla Ternana e frutto di ingenuità individuali.

Martinelli e Pinna farebbero bene a vedersi la replica di Cittadella Monza (serie B) dove Adorni e Benedetti sulla pressione di Mota Carvalho e Boateng decidono di scaraventare il pallone fuori dal campo. Se lo fanno nelle serie maggiori non si capisce perché i nostri insistano con questa roulette russa.

Se esiste un problema di insicurezza della difesa bisogna intervenire anche sulla mediana e bisogna farlo provando e riprovando fino allo sfinimento la costruzione dal basso. La soluzione del lancio lungo per Di Massimo deve essere una prerogativa, non una costante.

Sbagliare un appoggio corto è da parrocchia, non riuscire a evitare di farsi anticipare o farsi chiudere le linee di passaggio è frustrante. La mediana del Catanzaro è il più lacunoso dei tre reparti proprio perché non riesce a prevalere sull’avversario né sul piano della velocità di scambio, né su quello della fisicità.

Fra Corapi Verna Altobelli e Baldassin centralmente non si è ancora capito chi fa cosa e chi è meglio che non faccia nulla. Ma i titolari ci sono oppure è un retaggio culturale ormai tramontato?

Contessa e Garufo spesso li si nota fare dei movimenti intelligenti ma senza di fatto partecipare alla manovra. Se il primo lo si è visto (di tanto in tanto) aggredire la corsia con buona convinzione, del secondo non v’è traccia. Soprattutto nella fase offensiva. Eppure le corsie laterali dovrebbero essere il punto di forza di un modulo come quello scelto da Calabro.

Chi può darti l’ampiezza se non un esterno? Certo non te lo può dare il fraseggio corto centrale che poi ti porta ad allargare il gioco facendo muovere orizzontalmente la seconda punta. Uno togli potenza di fuoco e due sfrutti l’esterno di fascia solo in senso posizionale.

Conclusioni

Il big match di giornata mette a nudo le carenze dell’organico giallorosso che non ha il tasso tecnico necessario per reggere l’urto delle corazzate del girone. I problemi in casa giallorossa vanno ben al di là della tecnica collettiva e individuale, non si vede infatti un impianto di gioco chiaro e collaudato che risolva i tanti dubbi emersi nelle prime giornate e diventati ormai una costante.

Gap tecnico con le squadre più forti e assetto tattico non ancora collaudato sono solo due espressioni buone per nascondere la polvere sotto il tappeto. L’avvicendamento dell’intero staff tecnico sta costando tantissimo al Catanzaro che si appresta a disputare una stagione anonima e senza ambizioni.

Il processo ai giallorossi vede oggi due imputati principali: il direttore sportivo Cerri e l’allenatore Calabro. Il primo non è stato in grado, oppure non ha potuto, completare adeguatamente la rosa. Il secondo non è ancora riuscito a disegnare un assetto di gioco convincente con la rosa di cui dispone.

Bisogna correre ai ripari e in questi casi c’è poco da guardare al mercato degli svincolati. Il Catanzaro deve ritrovarsi davanti a una lavagna e un gessetto ripartendo dai fondamentali.

Si stabiliscano definitivamente i ruoli e le gerarchie, si traccino i punti cardine della manovra, si assegnino i movimenti e poi si torni in campo senza fantasiosi stravolgimenti e senza vacui personalismi. C’è un campionato da giocare, da professionisti e non da professori arrivati.

Autore

Davide Greco

2 Commenti

  • Ad oggi non ho visto mai partire la stessa formazione dall’inizio, sempre esperimenti, mister questi giocatori sono stati richiesti da te, ma non sanno quali pesci prendere quando giocano. Martinelli ormai lo hanno capito tutti che gioca contro i suoi compagni ed insisti ancora a farlo giocare. Corapi un pensionato di lusso, garufo e contessa non si capisce da quale pianeta pallonaro siano arrivati. Non abbiamo un gioco, lanci lunghi e pedalare e non si dica che ancora i giocatori non si conoscono, è da due mesi che giocano insieme. La grinta e l’amore per questa maglia tanto decantata da ds dg e allenatore mi sembra più un sogno che altro, Era da tantissimi anni che non si prendevano 5 goal vergognatevi. L’unica cosa da fare, riunitevi allenatore ds dg guardatevi in faccia e dite al presidente chiaramente se siete in grado di portare a termine questo campionato senza farci retrocedere, indicate i calciatori lavativi, allontanate il vecchiume che impereggia nella squadra. Se non siete in grado di offrire una salvezza tranquilla dimettetevi. Oggi il foggia una squadra costruita alla meno peggio, con il suo carattere con la voglia di vincere non ha lasciato spazio al ” super blasonato auteri e al suo blasonato bari bla bla bla” Prendere a modello queste squadre che sopperiscono alle qualità tecniche con la grinta e la determinazione tanto decantata per questi quattro giocatorini che oggi ci hanno fatto umiliare. Le responsabilità che oggi il mister si è assunto lasciano il tempo che trovano, sono inutili perchè fino ad oggi, tranne che con il verona e un poco con il genova non hanno mai, dico mai, dimostrato. Altro anno perso Ad maiora

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