Il Rompicalcio

Un anno di calcio a Catanzaro – Epilogo

Dai due punti in classifica alle trattative-barzelletta: senza una proprietà l’Effeccì scivola verso il fallimento con pesanti responsabilità della classe politica. L’ultima puntata del racconto di Francesco Guerrieri

AGOSTO

La pista Gicos resta solo una fantasia mai realizzata, Cosentino abbandonare la trattativa. I tifosi contestano allo stadio alla ripresa degli allenamenti al grido di “Fuori, fuori” rivolto ai soci dell’FC.

Soda e Caramelli si congedano in maniera signorile da Catanzaro con una nota ufficiale, mentre gli Ultras Catanzaro, in protesta contro la tessera del tifoso, annunciano la sospensione della propria attività a tempo indeterminato: “Voi ben pensanti e servi del sistema non esultate, un Ultras non muore mai, gli ultras Catanzaro 1973 sono sempre vivi e più compatti che mai, togliete l’illusione di non vederci piu’ in branco, il non entrare allo stadio, il non tesserare, il nostro onore non vuol dire averci seppellito”.

Il Catanzaro, guidato da Franco Cittadino e imbottito di ragazzini, comincia la stagione ufficiale subendo un vergognosa sconfitta in Coppa Italia a Sorrento (6-0). Coppa Italia, non Coppa Davis.

L’assessore Roberto Talarico, parlando a nome di Tribuna Gianna, riapre nuovamente la pista Cosentino: “Pur non entrando nelle questioni tecniche quali la scelta dell’allenatore o dei calciatori, Tribuna Gianna è pronta a cedere le sue quote al Gruppo Gicos che ha quelle garanzie per far sì che a Catanzaro finalmente si possa parlare solo di calcio”. Il neo-presidente Ferrara afferma che “nessuna pretesa economica o buonuscita è richiesta da alcuno degli attuali soci, ma solo la garanzia di un progetto serio e credibile”, ed ha piena fiducia nell’organico attuale, che “presenta delle lacune ma anche dei punti di forza importanti”. Questi punti di forza resteranno fino ad oggi ben nascosti.

Tribuna Gianna gioca l’ultimo jolly ed indirizza una missiva al Gruppo Gicos, consegnata di persona dall’On Tallini. Si compone di sei cartelle word, di cui tre allegati con un lungo elenco di fornitori che variano per importo da un massimo di circa 180.000 euro fino a 10 euro. Nella lettera vengono esplicitati i termini e le modalità di presa in carico dei debiti da parte di Tribuna Gianna, per un importo complessivo di 750.000€, da saldare nell’arco di un anno. Condizione essenziale richiesta è che entri in società con le quote di maggioranza il Gruppo Gicos o comunque soggetti e/o società che fanno riferimento all’imprenditore Giuseppe Cosentino.

Quello di Cosentino è un no ulteriore e definitivo e le cifre elencate nel documento fornito da Tribuna Gianna sembrano solo una percentuale ridotta della massa debitoria complessiva.

Angelo Galfano, Gaetano Fontana e Pasquale Rocco, contattati dalla società come possibili allenatori, declinano l’invito. Arriva Zé Maria (ex calciatore di serie A con Inter e Perugia), insieme al Direttore Sportivo Malù Mpansikatu (noto opinionista di Sky). I due non hanno ancora varcato la galleria del Sansinato e già dichiarano: ”Non siamo qui per soldi”. Malù si dice fiducioso sull’arrivo di rinforzi. In più entro settembre dovrebbero arrivare 500 mila euro da sponsor importanti (Barclays e Pepsi?). Ferrara, alla presentazione del nuovo staff tecnico afferma che Malù e Zè Maria sono “anche un’operazione d’immagine, per restituire al Catanzaro un appeal più consono al suo blasone, dopo anni di continue umiliazioni”.

Intanto, mentre l’avvio del campionato è alle porte ed anche Mosciaro e Di Maio rescindono, la Gazzetta dello Sport titola a piena pagina: “C’era una volta il modello Catanzaro”.

 

SETTEMBRE – OTTOBRE – NOVEMBRE – DICEMBRE

Il Catanzaro è un’armata Brancaleone imbottita di ragazzi della Berretti e figli di dirigenti mandati allo sbaraglio. Perde in casa contro Neapolis, Melfi, Vibonese, Campobasso, Milazzo e Pomezia ed in trasferta a Latina, Avellino, Lamezia, Brindisi, Isola Liri e Trapani. Al misero bottino di 3 punti in 15 partite, va sottratto anche 1 punto di penalizzazione. Zè Maria viene esonerato e Malù torna ai microfoni di Sky.

Le partite in casa vengono disputate a porte chiuse per l’incapacità della società di garantire le condizioni per l’effettuazione di una pubblica partita di calcio.

L’associazione Tribuna Gianna, azionista di riferimento del FC Catanzaro con il 46,10% delle quote “avendo da tempo raggiunto lo scopo indicato e considerato il proprio percorso definitivamente compiuto, annuncia di aver avviato le procedure per lo scioglimento”.

Ad un certo punto si scopre che Maurizio Ferrara non ha mai ratificato la sua nomina presso la Camera di Commercio di Catanzaro (della quale è segretario generale) e che quindi l’amministrazione della società giallorossa è sempre rimasta saldamente nelle mani di Antonio Aiello. Si avvicendano fantomatiche e fantascientifiche trattative con l’orafo piemontese Franco Quartaroli (al secolo Mister Q) ed il gruppo giuliano di Enzo Duilio Di Vincenz.

E’ un Catanzaro “muru muru ccu l’ospitala”, cui solo la consegna dei libri contabili in tribunale potrà dare riposo definitivo dalle sofferenze ed umiliazioni continue.

Anche i quotidiani di rilievo nazionale si interessano alle vicende nostrane ed il Fatto Quotidiano parla di “Catanzero” e di “vergogna ormai non solo calcistica, ma cittadina, sociale, politicai calciatori vengono sistematicamente cacciati da alberghi e ristoranti laddove si avventurano per garantirsi un tetto dove dormire e un pasto caldo e tutto il personale è senza stipendio ormai da mesi”.

Meno di 18 mesi fa, dopo aver ricevuto dall’amministrazione comunale l’obolo che consentiva l’iscrizione al campionato 2009/2010, Antonio Aiello dichiarava: “Il Catanzaro non sarà mai più umiliato”. E il Sindaco Olivo assicurava che il Comune di Catanzaro avrebbe vigilato sul corretto utilizzo dei fondi erogati. Lo stesso Sindaco oggi reputa “immorale il fallimento pilotato che viene invocato da alcuni settori che evidentemente sono interessati a rilevare a costo zero un Catanzaro che dovrebbe militare per chissà quanti anni tra i dilettanti”. Potete immaginare, come al termine di questo stomachevole resoconto, risulti fuori luogo la questione morale sollevata dal Sindaco.

Il Catanzaro non ha mai avuto una proprietà dall’assegnazione del Lodo Petrucci in poi, ma ha visto una triste rassegna di personaggi che si sono prodigati in attività di im-“moral suasion” nei confronti delle istituzioni locali per la raccolta dei contributi necessari per tirare a campare il carrozzone effeccì. Sfido chiunque, ad oggi, a dire chi sia il reale padrone del Catanzaro Calcio.

Se probabilmente all’inizio il tutto poteva essere una patata bollente, col passare del tempo il controllo del giocattolo effeccì ha rappresentato un centro di potere, un veicolo di consenso, un trampolino di lancio o il posto al sole per una spettacolare operazione di salvataggio. Almeno nei piani di qualcuno.

Nessuno scommetterebbe un nichelino sulla conferma della giunta di centro-sinistra (e la gestione dell’affaire FC avrà anche il suo peso), ma, intendiamoci, lo scempio politico istituzionale è stato assolutamente bipartisan. Nessuno ne esce in maniera positiva, ma al tempo stesso nessuno è disposto ad assumersi le proprie responsabilità.

Tempo fa un mio amico ha scritto che la nostra storia calcistica recente è costituita da “Due venditori che hanno cancellato l’uesse dai campionati professionistici, un imprenditore ucciso dalla ‘ndrangheta, un ingegnere coinvolto in un’inchiesta su un clan camorristico, un deputato indagato, un tifoso senza risorse da investire, il datore di lavoro di Mr. Zampollini, un emigrato benestante contattato via messenger”. È ancora la fotografia più nitida.

In tutto ciò, il calcio giocato resta una questione marginale in attesa del più logico ed inutilmente ritardato epilogo.

Francesco Guerrieri

(4 – fine)

2 – CRESCENDO

Autore

Redazione

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