Dalla Curva

Un treno lungo quarant’anni

Storie di coreografie e dintorni

Quando vivi a Catanzaro scopri che tutto si consuma velocemente. Sarà la forza del vento che sferza cose e persone, rendendole apatiche, a tratti svuotate di qualsiasi prospettiva. Ecco allora che la coreografia per i quarant’anni degli UC’73 assume un significato diverso. Non una semplice celebrazione autoreferenziale, bensì un modo per ricordare che l’aggregazione, i valori, l’attaccamento alla propria terra e alla tradizione, in fondo contano qualcosa.

Abbiamo scelto le parole di un UC, uno di quelli che in nome di un ideale ne ha macinati a migliaia di chilometri, per raccontarvi il senso del magnifico spettacolo messo in piedi dalla Ovest nella gara contro l’Ascoli. «Abbiamo lavorato dieci giorni di notte per quella coreografia. Il treno ha voluto rappresentare un viaggio ideale che dura da 40 anni ed ha coinvolto migliaia di ragazzi di varie epoche e generazioni. Quale mezzo si è scelto un treno dalla foggia anni ’80 che attraversasse tutto il settore, vera casa degli UC’73. L’idea che si è cercata di trasmettere è che all’arrivo degli ultras il buio, il nulla dei cartoncini neri, si trasforma in un tripudio di colori giallorossi e di tifo coinvolgente. Quello che mi preme maggiormente sottolineare è l’apporto di tutti, Ultras e non, e la fattiva collaborazione tra vecchi e giovani ultras nella distribuzione del materiale, nel dispiegare treno e bandierone. Affiatamento tra vecchi e giovani che rappresenta più di una speranza in vista dei futuri anniversari».

Eppure negli ultimi anni, gli stessi Ultras Catanzaro hanno diviso per scelte e atteggiamenti spesso equivoci, legati perlopiù alla contiguità con la politica locale e regionale. Nulla di nuovo, nulla che la gente non sappia e, in fondo, non accetti. Un compromesso “alla catanzarese”, forse imprescindibile per resistere in una piccola città dove tutto è un problema.

 

Francesco Panza

@effepanza 

Autore

Francesco Panza

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