C'era una volta...

Il Novara, il Catanzaro e quell’eroe involontario

La storia di Mario Negro: il filo che lega i giallorossi alla squadra piemontese, da ieri sera in paradiso dopo il successo con l’Inter

Novara-Inter 3-1. Non è un risultato del dopoguerra, né del campionato Primavera. È l’esito dell’evento storico vissuto ieri sera dalla città piemontese, l’esordio casalingo in serie A 55 anni dopo l’ultima apparizione. Era il 3 giugno del 1956: un derby perso contro il Torino sanciva il ritorno degli azzurri in serie B. Oggi il Novara, dopo aver calpestato i resti della squadra di Gasperini, si ritrova di nuovo nella massima serie al termine di un percorso iniziato qualche anno fa con una nuova proprietà lungimirante. Che, senza investire i capitali di Moratti, a piccoli passi, è tornata nel calcio che conta e si ritrova con un centro sportivo, il Villaggio Azzurro di Novarello, fiore all’occhiello nel panorama europeo. Stamattina Novara si è svegliata in paradiso.

Ma che cosa lega il Novara al Catanzaro a parte il numero di abitanti delle due città (intorno ai 100.000)? Intanto il palmares calcistico: un pugno di campionati serie A (12 il Novara, a cavallo tra gli anni ’40 e gli anni ’50, 7 il Catanzaro tra i ’70 e gli ’80), una trentina di partecipazioni alla serie cadetta (29 i piemontesi, 28 i giallorossi), una finale di Coppa Italia persa a Roma per 2-1 (il Novara nel 1939 contro l’Inter, il Catanzaro nel 1966 contro la Fiorentina). E poi c’è una persona che lega le due società, le due squadre di calcio.

Mario Negro è un signore di mezza età, titolare di un distributore di benzina in via Lucrezia della Valle a Catanzaro. Mario Negro è il protagonista di uno degli episodi più importanti e curiosi nella storia delle due squadre. Corre l’anno 1976, campionato di serie B. Catanzaro e Novara sono in lotta per la promozione con il Varese, il Genoa, il Foggia e il Brescia. Tutte racchiuse in un fazzoletto di punti quando la vittoria ne valeva solo due. A 10 giornate dalla fine è in programma Catanzaro-Novara al “Militare”: ormai una “classica” che si ripete da qualche anno. È il giorno di Pasqua e i ragazzi di Gianni Di Marzio, con un punto in più in classifica, annusano la possibilità di tornare in serie A, dopo lo sciagurato spareggio di Terni della stagione precedente. All’andata era finita 0-0. Il Novara è allenato da Leonardo Giorgis, in porta c’è Garella, in attacco quel Claudio Piccinetti che l’anno prima aveva vestito la casacca giallorossa. La legge dell’ex colpisce. Inesorabile. Piccinetti porta in vantaggio il Novara a metà secondo tempo, ma a 5 minuti dalla fine Palanca ci mette una pezza.

Succede però qualcosa di strano. Si infortuna uno dei due guardalinee, Marcello Percopo (l’altro era il fratello dell’arbitro), che viene addirittura trasportato in ospedale. Panico. Il quarto uomo non esiste ancora, ma a bordo campo c’è Mario Negro, un ragazzo accreditato come fotografo, con una tessera da arbitro in tasca. «Ero lì – confessa Negro a UsCatanzaro.net – perché facevo le foto per Alè Catanzaro del dott. Primerano, la storica pubblicazione legata ai giallorossi. Avevo il tesserino di arbitro, ma mi ero sposato e non frequentavo più la sezione AIA di Catanzaro». I capitani si consultano col direttore di gara Riccardo Lattanzi, fischietto internazionale, che applica alla lettera il regolamento e cerca tra il pubblico un sostituto con i requisiti adatti. «Mi presentai io, l’arbitro disse di sì e invertì la posizione dei due guardalinee: mi mandò sotto i Distinti». Mario prende la bandierina in mano. Si può continuare. Finisce 1-1. Dopo la partita si scopre che la tessera di Negro non vale più. «Appena l’avv. Ceravolo scoprì che ero stato sospeso e dichiarato decaduto dall’AIA calabrese, fece ricorso». Il Catanzaro chiede la ripetizione della partita, il Novara addirittura la vittoria a tavolino per responsabilità oggettiva. Il giudice sportivo invalida la partita, la Disciplinare conferma.

La partita si rigioca giovedì 17 giugno 1976, tre giorni prima dell’ultima giornata di campionato. La classifica recita: Genoa e Foggia 43, Varese e Brescia 42, Catanzaro e Novara 41. Dopo un primo tempo difficile, i giallorossi si sbloccano e in 12 minuti segnano tre gol: una doppietta di Palanca e un gol di Improta su assist di O’ Rey spengono i sogni del Novara. I ragazzi di Di Marzio volano in vetta e partono per Reggio Emilia dove, tre giorni dopo, un guizzo di Improta al 90’ regala la seconda serie A al Catanzaro, evitando il secondo spareggio consecutivo (contro il Varese). «Ho un minimo di merito se Palanca si ritrova due gol in più in carriera…», conclude ridendo Negro e aggiunge orgoglioso: «…e un pizzico di quella promozione la sento mia». Il Novara, nella stagione successiva, retrocederà in serie C e ci rimarrà fino al 2010. Oggi però può godersi la sua rivincita. E dimenticare quella bandierina di Mario Negro, ex arbitro, fotografo per passione, sicuramente eroe involontario.

Ivan Pugliese

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