Il Rompicalcio

Buon viaggio Catanzaro

Scritto da Redazione
Grazie al miope disinteresse degli imprenditori catanzaresi è iniziata l’era-Cosentino

Ci eravamo lasciati due mesi e mezzo fa, col Catanzaro con un piede nella fossa. L’ultimo Rompicalcio è del 16 giugno: come testata abbiamo scelto di evitare i commenti in una fase molto complessa, di passaggio, in cui era difficile analizzare in maniera distaccata tutti i fatti che si susseguivano. Ci siamo limitati a fare i cronisti, a raccontare puntualmente questi fatti, limitando al massimo le impressioni personali, i giudizi, i commenti appunto. Oggi, a bocce ferme, è possibile avere un quadro più chiaro e rileggere più lucidamente quanto avvenuto.

IM-PRENDITORI – Ci ritroviamo qui, due mesi e mezzo dopo, con una vera proprietà, con un uomo solo al comando, con un progetto che sta partendo e che non sappiamo dove ci porterà. A metà giugno uscivamo dalla più vergognosa stagione calcistica nella storia della città e con la società fallita in tribunale. Il sindaco appena eletto, Michele Traversa, annaspava dietro agli imprenditori cittadini, preoccupato di non poter tenere fede alle promesse elettorali di restituire una proprietà al Catanzaro Calcio. Molti di quegli imprenditori lo avevano apertamente appoggiato alle Comunali, salvo poi dileguarsi di fronte alla possibilità di restituire un futuro alla squadra-simbolo della città. L’affannosa rincorsa agli operatori economici dei tre colli si concludeva con un nulla di fatto. Come sempre.

CILINDRO POLITICO – Poi dal cilindro del sindaco – neanche troppo a sorpresa – usciva il nome di Giuseppe Cosentino. Un nome noto ai tifosi giallorossi perché tirato in ballo come possibile salvatore della patria già nell’estate precedente. In pochissimi giorni, con l’ennesima asta in tribunale e un’iscrizione alle porte, l’imprenditore di Cinquefrondi, fino ad allora conosciuto negli ambienti sportivi solo per aver sponsorizzato la Reggina, diventa l’uomo forte del calcio catanzarese, il messia atteso e agognato da circa un decennio da un popolo stanco di gestioni avventurose e di fallimenti vergognosi. Un’operazione prettamente “politica” che raggiunge in ogni caso l’obiettivo.

FIGURANTI ED EROI – La partenza è complicata. Le scadenze sono strettissime, minima l’esperienza di Cosentino e del suo entourage nel mondo del calcio. Tra errori, disattenzioni e personaggi in cerca d’autore, il Catanzaro si imbarca in oltre un mese di carte bollate, ricorsi e battaglie giudiziarie. Il risultato, anche questa volta, è “machiavellicamente” positivo: i giallorossi hanno diritto di partecipare al campionato di Seconda Divisione Lega Pro. Squilli di tromba ed entusiasmo alle stelle, manco fosse una promozione in serie A. Maurizio De Filippo e Ulisse Corea, i professionisti imbarcati da Cosentino per difendere il Catanzaro, diventano gli eroi involontari di una città che rivuole la sua squadra, cancellata con troppa fretta dal presidente federale Abete. Così, con un anno di ritardo e dopo un mese di passione, l’era-Cosentino può iniziare.

PRIMI PASSI – Per costruire qualcosa di solido, c’è bisogno di tempo. La piazza catanzarese, ferita da anni di gestioni scellerate, è impaziente. I primi passi della nuova proprietà sono titubanti. Il socio di minoranza Romeo, direttore generale in pectore, lascia subito. Aveva gestito in maniera discutibile la prima fase, quella della mancata iscrizione. Cosentino resta solo, ma il calore dei tifosi lo circonda subito. Nelle prime uscite in città l’entusiasmo si tocca con mano. L’arrivo di Cozza (affiancato da Sorace) è visto come lo sbarco del nuovo Guardiola. De Filippo resta come consulente factotum di Cosentino e la gente si sente tutelata, oltre che dalla professionalità, dalla sua patente consolidata di “tifoso giallorosso”.

QUESTIONE DI PRIORITÀ – Il cammino è difficile. Il calcio a Catanzaro è in macerie. Bisogna costruire una squadra nuova, avendone un’altra – quella dell’anno scorso – già a libro paga. Ma soprattutto bisogna ricostruire una società dalle fondamenta e cambiare la mentalità di un’intera comunità sportiva. Bisogna far capire al tifoso che nel calcio di oggi è più importante consolidare la società, per esempio acquistando e patrimonializzando la sede, piuttosto che portare al “Ceravolo” l’attaccante di grido. Che è più importante avere un campo per gli allenamenti (sindaco Traversa, questo è il vero compito della politica) – e magari in futuro un centro sportivo – piuttosto che l’ingresso di favore allo stadio. Che è più importante avere una rete di osservatori per costruire un settore giovanile di qualità che una rosa di 30 calciatori con nomi altisonanti e ingaggi stratosferici. Che è più importante avere un organigramma moderno e professionale piuttosto che avere il presidente nel proprio club a tagliare torte. Che chi vuole sostenere la squadra deve farlo abbonandosi o pagando il biglietto senza pretendere i favori dall’amico.

CARO PRESIDENTE – E a questo proposito l’ultima considerazione, rivolta direttamente al presidente Cosentino. Puntonet ha sollevato qualche giorno fa la questione del caro-prezzi. Lo abbiamo fatto con pacatezza ma anche con fermezza. Non abbiamo gridato allo scandalo ma abbiamo suggerito, pubblicamente e senza secondi fini, accorgimenti e correzioni. Siamo contenti – e gliene diamo atto – che le nostre richieste siano state in parte accolte. E la tessera numero uno della campagna abbonamenti, ieri mattina, è stata staccata proprio ad uno dei nostri redattori. Riportare le famiglie allo stadio, ricreare interesse intorno al Catanzaro, instillare nelle nuove generazioni la fiamma della passione per i giallorossi che a noi hanno trasmesso i nostri padri. Sono queste le scommesse da vincere, caro presidente. Ben più importanti di effimere vittorie in campionato. Il nostro ambiente è bruciato dagli ultimi anni. Oggi, grazie al miope disinteresse degli operatori economici catanzaresi, il Catanzaro finalmente ha una proprietà. Lei, caro presidente, si aspetta il pienone allo stadio e una risposta dagli abbonamenti. Ma attenzione alle aspettative troppo alte: se si guarda intorno, scoprirà dappertutto stadi vuoti e disaffezione verso il sistema-calcio. Il suo esborso economico per restituire il calcio ai catanzaresi (e anche lo storico marchio dell’US) è stato notevole. E di questo i tifosi veri le sono grati. Ma lei è un imprenditore e non è certo venuto qui per buttare i suoi soldi. Se i suoi investimenti saranno accompagnati da professionalità e progettualità, la città risponderà, i risultati arriveranno e lei sarà ripagato.

Lei ha il compito arduo di riportare il Catanzaro ai fasti di Ceravolo, di Merlo, di Albano. A noi il dovere di raccontarlo – lucidamente e criticamente – ai tanti tifosi sparsi per l’Italia e per il mondo. Buon viaggio, presidente. Buon viaggio Catanzaro.

Ivan Pugliese

P.S.: non abbiamo parlato di calcio giocato oggi ma dopo tanti anni, finalmente, risuonano parole ormai dimenticate come pressing, 3-4-3, diagonali, verticalizzazioni. Il “ritorno al pallone” è possibile. I manuali di diritto commerciale tornino nel cassetto. Sperando che ci rimangano il più a lungo possibile.

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