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Catania-Catanzaro: l’analisi tecnico-tattica

Catania Catanzaro
Scritto da Paolo Carnuccio

Cresce l’intesa ma la gestione del secondo tempo non rende giustizia all’ottimo lavoro della prima frazione di gioco

La gara tra Catania e Catanzaro con la quale si è chiuso il 2020 calcistico dei giallorossi, è stata molto vivace ed ha avuto alcuni spunti di riflessione in ordine ai rispettivi atteggiamenti tattici.

Il Catania è entrato in campo con un assetto decisamente offensivo, il 3-4-3 disegnato da Raffaele con una linea difensiva molto alta ed un palleggio stretto per la ricerca della finalizzazione.

Il Catanzaro si è sistemato, come consuetudine, con il 3-4-1-2 tipico di Calabro, evidenziando sin da subito un piccolo correttivo rispetto alla gara contro la Juve Stabia, cioè la posizione di Carlini più a ridosso della zona di distribuzione del pallone.

Dopo un inizio veloce del Catania, il Catanzaro si è portato avanti con una pregevole intuizione di Corapi che ha lanciato Di Massimo nello spazio in verticale.

L’iniziativa si è mantenuta nei piedi dei siciliani ma i giallorossi sono apparsi molto sicuri nello svolgere il copione stabilito dall’allenatore: con il pallone giocato sul corto, Carlini detta le soluzioni; quando il pallone è giocato sul lungo, invece è Corapi l’incaricato a muoverla.

E così, con quest’alternanza di sviluppo, il Catanzaro si è mostrato sempre pericoloso perché spesso ha trovato impreparata la difesa avversaria.

La mancanza di rifinitura per qualche movimento errato degli attaccanti del Catanzaro, talvolta in fuorigioco, non ha consentito alla formazione giallorossa di raddoppiare.

Le difficoltà si sono evidenziate particolarmente nella fase di non possesso perché la riconquista del pallone non è stata veloce, si è lasciato spesso spazio e metri di campo, con il Catania insidioso con le soluzioni dalla media distanza.

Gli esterni sono rimasti larghi e non si sono accentrati per aiutare il centrocampo e così la squadra siciliana ha potuto muovere velocemente il fronte di gioco per trovare qualche soluzione pericolosa.

Nel secondo tempo il Catania ha confermato di essere una squadra in buona condizione psico-fisica e ha spinto per cercare il gol del pari cambiando assendo con un 4-2-4 con l’ingresso di Pecorino, scelta che ha consentito di mantenere sempre l’iniziativa di gioco.

Il Catanzaro ha commesso qualche errore in disimpegno a causa della mancata correzione di alcune distanze con il portatore di palla avversario che spesse volte ha concluso in porta.

Le alternative dei giallorossi provate nel primo tempo, tuttavia, hanno premiato la squadra di Calabro che in due ripartenze veloci ha avuto la possibilità di raddoppiare, ma la finalizzazione non è stata perfetta per alcune scelte errate da parte degli attaccanti.

La gara è scivolata via con il solito andamento, il Catania non ha mollato dimostrandosi squadra brillante fisicamente quando, a quasi un quarto d’ora dalla fine, mister Calabro ha scelto di passare a quattro in difesa con l’ingresso di Riccardi insieme all’avvicendamento di Evacuo al posto di Di Piazza.

La mossa è servita a garantire maggior copertura per alleggerire la pressione siciliana, ma poco dopo lo stesso mister ha deciso di far entrare due centrocampisti Risolo e Baldassin con l’evidente intenzione di gestire gli ultimi minuti.

La decisione di togliere dal campo Corapi, che nelle ultime azioni era stato quello più attivo nella fase di pressione sul portatore di palla avversario, è coincisa con la riproposizione della strategia messa in campo nel corso della gara precedente con la Juve Stabia.

Purtroppo l’ingresso dei due centrocampisti non ha tolto alcuna iniziativa all’avversario che ha continuato a giocare con palla scoperta e dall’ennesima occasione, complice anche un grave errore difensivo, il Catania ha siglato il gol del pareggio.

Alla fine, si può dire che il risultato è giusto perché la squadra etnea ha veramente prodotto una grande mole di gioco ma resta l’amaro in bocca perché la squadra di Calabro è stata ripresa ancora una volta nella stessa inerzia a seguito di alcune sostituzioni, ma soprattutto dopo aver avuto la possibilità di fare il secondo gol che avrebbe chiuso la gara.

LA CHIAVE TATTICA

Il passaggio a quattro nella difesa del Catania e l’ingresso dei due centrocampisti del Catanzaro. Il primo aspetto ha consentito alla squadra siciliana di regolare meglio l’altezza della linea difensiva ed il movimento del fuorigioco, oltreché l’ampiezza di recupero sulle transizioni del Catanzaro.

Ne ha giovato la fase di possesso palla, essendo stato preso campo in altezza, e non avendo necessità sui lati di continui ripiegamenti.
Il secondo aspetto ha giocato nuovamente un brutto scherzo a Calabro.

Il maggior numero di centrocampisti non sempre consente di poter gestire la partita con tranquillità quando si è in vantaggio. Tale concetto non ha funzionato con la Juve Stabia e così anche contro il Catania. Il problema è che nei momenti di maggiore pressione avversaria negli ultimi minuti di gioco, è necessario togliere l’iniziativa, accorciare il portatore ospite e, quantomeno, agire per ritardare il palleggio.

I centrocampisti in più devono servire a questo, ad interdire, a pressare la palla, a non consentire di giocare con palla scoperta l’avversario, altrimenti il loro ingresso diventa improduttivo.

Devono lavorare tutti, anche la prima linea degli attaccanti, mentre togliere Corapi significa privarsi di un elemento che può ribaltare immediatamente l’azione sulla verticale con il compagno di riferimento.

COSA HA FUNZIONATO

Le varianti sulle soluzioni offensive e la posizione di Carlini che ha aiutato meglio la fase di possesso. Il Catanzaro è sembrato sempre avere nei piedi la possibilità di fare male all’avversario, con le sue diverse dinamiche di finalizzazione.

In questo, la presenza di Corapi e Carlini sta crescendo in qualità e ne trae giovamento tutta la squadra che si muove in relazione alle loro soluzioni. La formazione giallorossa migliora di partita in partita l’affiatamento e lo sviluppo nello spazio, sia nel lungo che nel fraseggio corto.

COSA NON HA FUNZIONATO

Ancora una volta la pressione sulla palla nei piedi dell’avversario, l’aggressività e la gestione corretta degli ultimi minuti di gioco.
Il Catania sia nel primo, e soprattutto nel secondo tempo, ha giocato costantemente con discreta libertà nelle geometrie offensive.
Il Catanzaro lascia troppe volte la soluzione del tiro da fuori all’avversario e sale poco con la linea dei difensori.

E’ una caratteristica negativa della formazione di Calabro che si deve immediatamente correggere, specie quando nei minuti finali le squadre avversarie devono attaccare per riequilibrare la partita.

Non è pensabile arretrare il baricentro dell’interdizione ma occorre avanzare per ritardare l’azione e rendere difficile la giocata o addirittura, recuperare il pallone.

In questo modo si evitano pericoli per la propria porta perché si tengono lontani i pericoli, si possono creare delle ripartenze veloci, si alleggerisce comunque la pressione, e finanche l’errore individuale in disimpegno lo si assorbe in una zona del campo non pericolosa.

Ultimi due dettagli in occasione del mancato raddoppio e del gol subito: nel primo caso, probabilmente si è trattato di un eccesso di egoismo perché si aveva la possibilità di passare al compagno meglio piazzato; nel secondo caso, forse non è corretta la posizione del corpo per l’ingaggio con l’attaccante avversario.

Foto di copertina: pagina Facebook Us Catanzaro 1929

Autore

Paolo Carnuccio

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