Rassegna stampa

Cavallaro, i tifosi non vanno più traditi

I ricordi di due splendide stagioni. Ricostruita la vicenda legata al trasferimento di Kamarà
da Gazzetta del Sud

Enzo Cavallaro rievoca con un velo di nostalgia i suoi trascorsi come direttore sportivo dei giallorossi

CATANZARO – «Salve! Sono Cavallaro, Enzo. Le dice ancora qualcosa questo nome? Inizia così una lunga telefonata con l’ex direttore sportivo del Catanzaro che chiama principalmente per fare una piccola puntualizzazione sulla troppo chiacchierata cessione di Kamara al Chievo; inevitabile, però, che il discorso cada anche sul Catanzaro, del passato e del presente, ma soprattutto sui suoi tifosi. «Non lo dico per fare frase fatta – afferma Cavallaro – ma il ricordo più bello che ho della mia esperienza a Catanzaro è indubbiamente il popolo giallorosso. Una tifoseria così passionale e così innamorata è veramente difficile da trovare in qualunque luogo e categoria. Sono i fatti che parlano e mi sembra che anche dopo la beffa dello scorso 15 giugno le cose non siano cambiate; i tifosi del Catanzaro sono sempre lì e sono sempre tanti: fantastici!». Si sente che non sono le solite frasi di circostanza e ascoltandolo si può anche intuire un po’ di rammarico per le due stagioni in cui è stato direttore sportivo del Catanzaro. «Il primo anno – dice – è stato un miracolo; siamo partiti con soli 12 giocatori in ritiro e dopo aver costruito una squadra competitiva con pochissimi soldi ci siamo ritrovati nella finale playoff. Una finale che grida ancora vendetta. Nella seconda stagione, invece, non abbiamo raccolto quello che avremmo meritato. Proprio in questi giorni mi è capitato sotto gli occhi un giornale di quei giorni e più volte mi sono chiesto come sarebbe andate a finire se Bitetto non fosse stato esonerato da terzo in classifica e a soli tre punti dal primo posto». La ferita per quel campionato e per come andò a finire la sua creatura brucia ancora anche perché tutto il caos che successe dopo l’esonero di Bitetto segnò praticamente la fine dell’avventura giallorossa di Cavallaro. «Personalmente – continua – credo che il mio più grande errore sia stato quello di aver agito sul mercato pensando anche al futuro del Catanzaro. Puntare su Giglio e non su un centravanti di livello superiore, anche per quel che riguarda l’ingaggio, ad esempio, è stata una scelta di opportunità che in prospettiva avrebbe potuto fruttare denaro. Purtroppo è andata come andata anche se poi abbiamo visto tutti che Giglio non era poi così “cattivo”». Il discorso, quindi, cade su Kamara e sulle «accuse» lette negli ultimi giorni circa una gestione non certo perfetta dell’affare che ha portato il giocatore francese in serie A. «Non per fare polemica, che del resto risulterebbe quanto mai inopportuna, ma per puntualizzare – si affretta a evidenziare Cavallaro – io vorrei chiarire una volta per tutte quelle che sono state le fasi che hanno portato alla vendita di Kamara. Innanzitutto bisogna ricordare come il francese non venisse da un torneo straordinario (28 presenze, 4 gol), si trattava, dunque, di un elemento con un mercato molto limitato. Avendo intravisto, però, delle potenzialità nel ragazzo chiamai il mio amico Sartori (direttore sportivo del Chievo) per invitarlo a visionare Kamara. Lo fece in tre occasioni ma senza restare particolarmente colpito. Riuscii ugualmente a convincere il Chievo a prendere il giocatore sulla base di un accordo che prevedeva il prestito gratuito per il primo anno e il diritto di riscatto della metà fissato in 100.000 euro per il secondo. Kamara andò in ritiro ma il Chievo, su indicazione di Del Neri, pensò di darlo in C/2 alla Poggese. Mi opposi suggerendo a Sartori di mandarlo a giocare nella primavera ma non in C/2; fu questo un vero colpo di fortuna perché Kamara fece bene in un’amichevole Chievo-Modena e fu subito preso dalla squadra emiliana dove contribuì, come tutti sanno, alla promozione in serie A con un girone di ritorno da autentico protagonista. A quel punto la cosa migliore per il Catanzaro sarebbe stata quella di prendere i 100.000 euro e aspettare la definitiva esplosione del giocatore, ormai lanciato alla grande dal Modena di De Biasi. La vecchia dirigenza, però, non ascoltò questo consiglio e volle concludere subito per realizzare denaro; arrivarono, così, 400.000 euro e Machado che, per i tempi, erano e sono soldi. Se questa – sottolinea l’ex ds giallorosso – è una trattativa gestita male mi arrendo alle critiche. Io, però, la reputo una delle migliori trattative concluse nella mia carriera e spero onestamente che il Catanzaro possa riuscire a prendere gli stessi soldi per Toledo che, voglio sottolinearlo, parte in una condizione di netto vantaggio rispetto al Kamara di allora avendo giocato un signor campionato». Fatte queste dovute precisazioni, infine, il discorso cade sul Catanzaro edizione 2002/2003. «Senza dubbio una buona squadra – conclude Cavallaro – che spero con tutto il cuore possa finalmente portare il meraviglioso pubblico catanzarese in serie C/1».

Marco Tallarico

Autore

Giuseppe Mangialavori

Scrivi un commento