Catanzaro News Il Rompicalcio

C’è posto per tutti nel luna park Catanzaro

Scritto da Ivan Pugliese

Gol, risultati e spettacolo. È il momento di cavalcare l’onda e di entusiasmarsi

Sette partite, 19 punti, 25 gol segnati (oltre 3,5 di media a partita), solo 2 subiti. E ancora, primo posto in classifica, in coabitazione col Crotone; secondo attacco in Europa dietro al Manchester City, che ha una media-gol leggermente migliore ma insegue in classifica l’Arsenal capolista; terza difesa in Europa, dietro al Barcellona e al Siena che però ha segnato solo 9 gol. Il Catanzaro ha dominato 6 delle 7 partite giocate, vinte con tre o più gol di scarto. Ha il capocannoniere del campionato, Tommaso Biasci, con 6 gol all’attivo, e il terzo miglior marcatore, Pietro Iemmello, che ha realizzato 5  reti. Dopo 7 partite i giallorossi hanno già mandato in gol 9 calciatori, mentre sono 11 gli assist-men.

I confronti col passato

Giusto per fare un confronto, la Ternana schiacciasassi di due anni fa, nelle prime 7 partite della stagione, fece 4 vittorie e 3 pareggi, segnando 14 gol e subendone 4. Poi cambiò marcia e fece 90 punti e 95 gol. Il Bari dello scorso anno fece registrare 5 vittorie e 2 pareggi, con 14 gol fatti e 4 subiti per chiudere a fine campionato con 75 punti e 52 gol realizzati. Questo vuol dire che in sole sette partite il Catanzaro di Vivarini ha già messo a segno quasi la metà dei gol realizzati dal Bari in un campionato intero.

Il calcio non è matematica, lo sappiamo. E i numeri non sono tutto. Però qualcosa ce la dicono, soprattutto se messi a confronto con quelli degli squadroni che hanno dominato il campionato negli ultimi anni. O se li pesiamo rispetto alle annate giallorosse migliori e vincenti, quelle del glorioso passato remoto o degli ultimi 30 anni di semi-dilettantismo. Giusto per fare qualche esempio, il Catanzaro di Braglia dopo 7 partite aveva solo 11 punti e 2 sconfitte sul groppone; il Catanzaro di Cozza (in C2) collezionò 14 punti; il Catanzaro di Tobia, con i tre punti a vittoria, avrebbe avuto solo 9 punti; il Catanzaro di GB Fabbri si sarebbe fermato a 15 punti. 

C’è un solo precedente, ahimé poco fortunato, paragonabile a questo Catanzaro di Vivarini. È la versione champagne del primo Auteri, stagione 2009-2010, in cui i giallorossi partirono con 8 vittorie in 9 partite, pareggiando solo alla terza giornata, 2-2 in trasferta contro la matricola Manfredonia. Vi ricorda qualcosa? Quell’anno, alla settima partita, i giallorossi avevano 19 punti, con 19 gol fatti e 7 subiti. 

Il Catanzaro e l’oggettività

Fermiamoci coi numeri e ragioniamo su quello a cui stiamo assistendo tra lo stupore e l’incredulità di tifosi e addetti ai lavori. Non sono sicuro che la parola “oggettivamente” abbia un senso quando si parla di calcio. Però, al netto della categoria, della memoria, della nostalgia e delle preferenze personali a cui ciascuno di noi è affezionato, abbiamo “oggettivamente” sotto gli occhi il Catanzaro più bello, più dominante, più entusiasmante della storia. Alzi la mano chi due mesi fa avrebbe immaginato tutto questo.

Cos’altro possiamo aggiungere di “oggettivo”? Il Catanzaro domina gli avversari e chiude i conti quasi sempre già a fine primo tempo. Un colpo di acceleratore, a ridosso dell’intervallo o nei primi 15 minuti della ripresa, e le partite si trasformano in un tiro a segno o in una lenta agonia per gli avversari in attesa della doccia. I ragazzi di Vivarini segnano a raffica e sono belli da vedere. Si susseguono trame ben disegnate, schemi mandati giù a ripetizione, colpi di tecnica sopraffina. Il risultato? Quelli che i commentatori di un tempo avrebbero definito “segnature di pregevole fattura”. Su 25 gol realizzati, il Catanzaro non ha mai segnato direttamente su rigore o su punizione. Solo un gol su calcio piazzato, quello trasformato in un punto al 95’ da Pontisso a Cerignola. Gli altri 24 gol tutti segnati su azione, alcuni bellissimi, altri arrivati da errori marchiani degli avversari, in difficoltà a uscire dall’area di rigore sulla pressione alta dei giallorossi.

Cosa funziona alla perfezione

Altri segnali confortanti. Due ali offensive sulle fasce (Vandeputte e Situm), un trequartista (Sounas) e due punte vere. Eppure l’assetto spregiudicato del Catanzaro non ha inficiato la solidità difensiva, marchio di fabbrica delle ultime due stagioni. Il muro giallorosso ha retto alle assenze della gara d’esordio, anzi si è consolidato con l’ingresso di Brighenti, giocatore di categoria superiore, che ha demolito le ironie delle migliaia di allenatori catanzaresi sulla sua tenuta fisica e sulla sua altezza. Oggi è il vero e proprio leader silenzioso di questa squadra, consentendo a Martinelli di non dover vestire i panni dell’eroe, a Scognamillo di chiudere qualche partita senza cartellini e a Fazio di riprendersi con tutta calma. E poi c’è il povero Fulignati che si annoia per lunghi tratti delle partite, ma è sempre pronto coi suoi guantoni.

La squadra gira a meraviglia, sopperendo facilmente alle assenze anche nella zona mediana. Ghion ha preso le chiavi del centrocampo. Verna è l’insostituibile motorino di fatica e qualità. Pontisso ha dimostrato di essere un’alternativa validissima. In questa macchina che va a pieni giri, anche i potenziali rincalzi sembrano di un’altra categoria rispetto alle controfigure viste negli anni precedenti: parliamo di Cinelli, di Welbeck, di Tentardini, di Gatti, di Mulè. In attacco i numeri parlano chiaro. A parte Biasci e Iemmello, che viaggiano a quasi un gol di media a partita nonostante il minutaggio ridotto, Bombagi sembra un funambolo, Cianci assomiglia a un centravanti vero  e Curcio si danna l’anima per dimostrare che l’anno scorso era il capitano-goleador del Foggia. Tutti ci mettono la grinta e un pezzettino di qualità quando sono chiamati in causa.

Oltre alla tecnica e alla tattica, c’è la mentalità, la “garra”, la cattiveria. Il Catanzaro non si ferma davanti a un gol segnato o a una partita già chiusa. Continua a giocare, in casa o in trasferta non fa differenza. Gli undici giallorossi sembrano in missione. Non solo, sembrano esserci ancora margini di miglioramento. Sarà fondamentale evitare le pause, tenere la stessa intensità per tutti i 90 minuti, su ogni campo, anche quando le partite sembrano facilmente risolvibili con un colpo di acceleratore o grazie all’estro del singolo. Le prossime sfide con Viterbese, Monopoli e Juve Stabia ci diranno qualcosa in più.

Cosa può fermare la macchina

Quali sono i granelli che possono andare a infastidire questi ingranaggi così perfetti? La testa sarà fondamentale. Essere consapevoli della propria forza, continuare a imporre il proprio gioco, non allentare mai la pressione sugli avversari e la tensione agonistica. Non cullarsi sulle proprie sicurezze, non specchiarsi nella propria bellezza. Un altro aspetto fondamentale da tenere in (scarsa) considerazione è la classifica. Ma come, abbiamo vinto sempre, segnato 25 gol e siamo a pari punti con il Crotone con tre soli punti sul Pescara? Sì, è normale e non deve preoccupare. Le partite giocate sono troppo poche ancora per pensare a fughe o immaginare di scavare solchi con le avversarie. Che peraltro, come ampiamente previsto, sono forti e andranno battute sul campo. Questo Catanzaro può farlo se continuerà a pensare a se stesso, a fare la sua strada, a vincere le sue partite. Quello che succede a 70km di distanza conta davvero poco.

Il ruolo della società e dei tifosi

In questa rincorsa verso l’unico obiettivo stagionale, ci sono altre due componenti fondamentali. La prima, la più importante, è la nostra società. Questa squadra straordinaria ha bisogno di una società straordinaria che stia al suo fianco, che faccia le scelte giuste, che continui il suo percorso di crescita iniziato 6 anni fa e che ancora ha davanti alcune tappe fondamentali. Senza facili isterie, senza conferenze stampa urlate, senza inutili strepiti sui social se un arbitro dovesse sbagliare una decisione. Perché a Padova ci siamo sentiti tutti derubati di una partita e di un sogno. Ma se fossimo stati in vantaggio 3-0 a fine primo tempo, probabilmente Rutella sarebbe stato uno dei tanti arbitri scarsi, ma non decisivi incontrati in questi anni.

L’ultima componente è quella del calore, della passione, del colore, del rumore. Sotterriamo l’ascia della delusione trentennale, torniamo a innamorarci, ad appassionarci, a divertirci insieme a questi 25 ragazzi che indossano la maglia giallorossa. Loro, nel chiuso dello spogliatoio di Padova e dalla prima seduta d’allenamento in ritiro, si sono fatti una promessa. Nessuno è voluto andare via. Tutti sono rimasti perché c’era un lavoro da finire, un obiettivo da centrare. Riempire il “Ceravolo”, seguire il Catanzaro in ogni trasferta, spingere questi ragazzi fino al traguardo è il dovere di una città che respira calcio dalla metà degli anni ‘60, da quando una regione intera riempiva lo stadio Olimpico per la finale di Coppa Italia contro la Fiorentina. Una città che è cresciuta anche grazie al calcio e che, dopo 30 anni di semi-dilettantismo calcistico e politico, è pronta a riprendersi quella centralità perduta. 

Allacciate le cinture, giù il gettone e partiamo insieme per questa avventura.

Autore

Ivan Pugliese

23 Commenti

Scrivi un commento