Intervistiamo

CNC: Scopelliti, la storia non si ribalta

La nota stampa di Catanzaronelcuore su alcune dichiarazioni del Governatore

Leggiamo sulla stampa alcune esternazioni del Presidente Scopelliti che si dichiara contrario di fronte alla auspicabile opportunità di riportare a Catanzaro la sede del Consiglio regionale che, è bene ricordarlo, inizialmente era destinata a Catanzaro e successivamente fu spostata in riva allo stretto di Messina, a seguito dei famosi moti che qualcuno cerca addirittura di mitizzare quando, in realtà, sono gesti deprecabili.Il presidente, anacronistico erede dei “boia chi molla”, conferma la propria visione faziosa e parziale della storia calabrese ed asserisce, ancora oggi, che l’operazione di restituire a Catanzaro quello che a suo tempo le fu sottratto sarebbe un ribaltamento della storia. Si tratta di una dichiarazione falsa e tendenziosa, resa da un uomo politico che, più volte, ha dato dimostrazione di essere “reggiocentrico”, anche nella sua azione di governatore della Calabria, e di avere mistificato la realtà storica pure in occasione dell’inserimento della città dello stretto tra quelle metropolitane; a risultato ottenuto, infatti, ricordiamo che l’on. Bocchino, che tanto si era prodigato e che venne addirittura ricompensato con la concessione della cittadinanza onoraria, purtroppo altrettanto crudo di storia calabrese, ebbe a dichiarare che quel riconoscimento risarciva i torti subiti dalla città che si affaccia verso la Sicilia.E’ ora che il presidente la smetta di prendere in giro i calabresi e perciò riteniamo opportuno fornirgli quelle nozioni di cui fa difetto. Deve sapere, il dottore Scopelliti, che, per designare il capoluogo della regione Calabria, la Camera dei Deputati insediò nel 1949 un’apposita Commissione parlamentare ed un Comitato di quindici commissari, nel quale erano rappresentati tutti i partiti presenti in Parlamento, per risolvere la lacuna contenuta nel progetto di legge n. 212 che avrebbe dovuto dettare le norme per le elezioni regionali. Il Comitato esaminò attentamente le posizioni di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria in ordine a parametri storici, tradizionali, politici, geografici, territoriali, economici, produttivi e urbanistici.E’ lapalissiano, tant’è che la scelta non poteva che essere quella, che Catanzaro sopravanzò le altre due città calabresi sotto molti aspetti ma, poiché è questo il punto sul quale ci sembra che il governatore della Calabria abbia le maggiori lacune, la valutazione della continuità storico-amministrativa fu quella che ebbe un peso determinante per l’identificazione e la conferma di Catanzaro quale capoluogo regionale della Calabria. Il Comitato, in buona sostanza, attestò che, mentre Reggio Calabria e Cosenza basavano le loro pretese su remoti periodi magno greci ed enotri, definitivamente relegati a meri ricordi storici ed a testimonianze archeologiche, Catanzaro, invece, dal tempo dei Normanni e fino ai giorni in cui il Comitato parlamentare svolgeva i propri lavori – come si legge nel verbale – godeva di “tutta una lunga confluenza di eventi che ha portato gradualmente a far divenire di fatto capoluogo della Regione la città di Catanzaro”.Gli elementi che orientarono il Comitato verso una tale definitiva affermazione è facile trovarli nella storia, quella ufficiale e documentale. Catanzaro, come detto, fin dal regno Normanno era sede dell’unico magistrato che governava su tutta la regione e, salvo una breve parentesi di quattro anni, tale prerogativa la mantenne fino al 1806, ossia per circa sette secoli, quando, con l’avvento dei napoleonidi, il capoluogo della Calabria Ultra per un decennio venne spostato a Vibo Valentia. Nel frattempo, tuttavia, Catanzaro – che riacquisterà le proprie funzioni di capoluogo nel 1816 – era sede della Corte di Appello con giurisdizione su tutta la Calabria, dell’Intendente, del Tribunale Civile e della Gran Corte Criminale per le Calabrie.Ma il Comitato, come ultimo parametro di valutazione, decise di esperire una ulteriore analisi sullo “Stato di fatto”. Anche in questo caso le conclusioni non potevano che essere favorevoli per Catanzaro che – è detto ancora testualmente nel verbale – “Alla sede di tali uffici di carattere regionale inerenti alla Amministrazione della Giustizia, della Difesa e della Pubblica Sicurezza, Catanzaro aggiunse via via gran numero di altri uffici regionali sicché attualmente in quel capoluogo funzionano può dirsi tutti gli uffici regionali di ogni branca dell’Amministrazione dello Stato e vi fanno capo numerosi altri enti pubblici e di interesse pubblico a carattere regionale”.Finita la lezioncina di storia, invitiamo il governatore calabrese a volere prendere in seria considerazione la necessità di riportare a Catanzaro, presso la prestigiosa ed ampia sede regionale che sta per essere ultimata lungo Viale Europa, la sede e gli uffici del Consiglio regionale, ridando, questo sì, dignità alla storia e facendo risparmiare ai calabresi decine di milioni di euro che, a causa dei tagli lineari imposti dalla crisi economico-finanziaria, potrebbero essere utilizzati per dare sollievo a comparti in sofferenza quali quello dell’occupazione, della sanità e dell’istruzione.

Autore

Salvatore Ferragina

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