Dopo quattro anni si sgretola il processo nato dall’inchiesta “Poseidone”

Arrivano le prescrizioni

A quattro anni dal rinvio a giudizio si sgretola il processo “Poseidone” a carico di 23 imputati. Il collegio giudicante del Tribunale di Catanzaro ha infatti dichiarato prescritti la gran parte dei capi di imputazione. Restano pendenti solo tre posizioni, quella dell’ex presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti, che ha rinunciato alla prescrizione, dell’ex commissario dell’Arpacal, Bruno Barbera e dell’allora assessore regionale all’Ambiente, Domenico Antonio Basile.

Questi ultimi due devono rispondere dell’accusa di concussione per le indebite verifiche effettuate sull’azienda dell’ex presidente degli industriali calabresi, Pippo Callipo.

Gli altri imputati avrebbero dovuto rispondere, invece, di falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, favoreggiamento personale, truffa, tentata turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio.

L’inchiesta “Poseidone” fu avviata nel 2005 dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris. Nel 2007, dopo che la delega all’indagine fu revocata a de Magistris, il caso passò al collega Salvatore Curcio, fino ad arrivare, nel 2009 nelle mani del procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, che in cinque mesi la portò a compimento con un avviso di conclusione delle indagini emesso a settembre 2009. Del 3 giugno 2011, infine, la decisione del giudice dell’udienza preliminare che ha mandato sotto processo 23 imputati, ed ha pronunciato anche 11 proscioglimenti, nonché una condanna (poi annullata in appello) ed un’assoluzione nei confronti degli unici due indagati che avevano scelto il rito abbreviato.

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Redazione

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