E’ polemica aperta per lo sgombero dell’Accademia delle Belle Arti

La nota del Presidente Maurizio Rubino dopo l’ordinanza di sgombero ricevuta oggi

 

La notizia è che oggi l’Accademia di Belle Arti ha ricevuto la visita della Polizia Municipale, con un messo notificatore venuto a sollecitare lo sgombero dei locali che il comune di Catanzaro intenderebbe destinare alla scuola Chimirri. In attesa di valutare la legittimità di un eventuale provvedimento ufficiale del sindaco, è il caso di precisare quale sia lo stato dei fatti.

Con grande enfasi nei mesi scorsi, tutti gli organi di informazione locali hanno dato notizia della sistemazione dell’Accademia, rimasta senza sede a causa dell’inagibilità dei locali precedentemente occupati, all’interno di una parte della scuola media Mazzini, nel centro storico di Catanzaro.
Il comune, si disse con ragione, ha avviato a soluzione un problema gravissimo ed è meritorio che il sindaco abbia ceduto per cinque anni in comodato una parte dei locali che, seppure insufficienti, consentiranno comunque all’istituto lo svolgimento più o meno regolare dell’attività didattica. La nostra città rafforza così un presidio culturale importante e rivitalizza quel centro storico danneggiato dalla progressiva spoliazione della città.
Non solo. Prendendo spunto proprio dalla sistemazione dell’Accademia, l’assessore Soriero promuoveva una serie di incontri pubblici incentrati sulla rivitalizzazione del centro storico, puntando proprio sulla presenza degli studenti dell’Accademia, unico presidio universitario presente oggi in città.
Ebbene, a distanza di poche settimane è già tutto dimenticato. Degli impegni di Soriero non vi è più traccia, mentre il comune torna sui suoi passi e al fine di dar risposta alle pressanti richieste dei genitori dei ragazzi della scuola Chimirri, chiusa per problemi di agibilità, intima all’Accademia l’immediata restituzione di tutta un’ala dell’istituto, nel frattempo adibita a laboratori di scultura, grafica e incisione e dunque assolutamente non utilizzabile.
Non una soluzione reale dunque, ma un contentino ai genitori inferociti e un modo di passare ad altri la patata bollente. E’ infatti impossibile che l’Accademia subisca provvedendo allo sgombero in tempi utili. Come si fa nel pieno dell’anno accademico ad annullare i laboratori e mandare via gli studenti? Come è possibile liberare i locali senza inficiare l’attività didattica di base e come si potrebbe giustificare la spesa già sostenuta dall’Accademia per adattare i locali alle esigenze dei laboratori (oggi le aule sono complete di forni, cappe per l’aspirazione dei fumi, un gran numero di lavandini per la scultura e aperture verso l’esterno).
La tanto sbandierata solidarietà del comune verso l’Accademia è dunque svanita e quale sia la posizione di Soriero e Argirò, entrambi intervenuti prontamente a smentire l’operato dell’assessore Gatto, unica voce responsabile del coro, non è dato sapere, mentre l’appello inviato al sindaco prima dell’intimazione di sgombero è caduto nel vuoto.
Ora non è che non ci si renda conto delle difficoltà intervenute con i problemi della scuola Chimirri, e non si può che essere solidali nei confronti di ragazzi e genitori, ma è chiaro che siamo di fronte a una farsa. Lo sgombero dell’Accademia non è proprio possibile prima della fine delle lezioni e della pausa estiva; le conseguenze infatti sarebbero gravissime e peserebbero non soltanto sugli studenti, ma anche e soprattutto sulla credibilità e sulla vita stessa dell’istituzione. Un danno che cercheremo di evitare, opponendoci con tutti i mezzi a nostra disposizione ad ogni ipotesi di occupazione dei nostri spazi. 
Prima di assistere alle solite geremiadi e ai pellegrinaggi a Roma, come da copione ogni volta che la nostra città perde un pezzo di sé, difendiamo l’Accademia e la sua integrità dagli attacchi esterni di chi vorrebbe portarla altrove e trova seguito e sostanza nel senso di totale irresponsabilità dei nostri amministratori. Partecipino insieme ai media anche le associazioni culturali e i singoli cittadini facciano sentire la propria voce, non in nome di un’appartenenza politica o ideologica, ma soltanto al fine di preservare l’integrità di un istituto che a distanza di quarant’anni dalla sua istituzione, cerca ancora una sede stabile e la sua terra promessa.
        
        

Autore

Salvatore Ferragina

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