L'emigrante

Papà, poi cos’è successo?

Non c’è più tempo per le diatribe, i dispetti e gli errori. Bisogna ricominciare a scrivere pagine di storia.
Quando l’homo sapiens iniziò a grugnire fu quello il momento della svolta. E visto che era troppo presto per sciolinare un linguaggio docato allora cercò di farsi capire con alcune incisioni sulla roccia. L’homo sapiens incideva segnacci e la himmina sapiens si metteva le mani nei capelli. I due litigavano sempre cosi l’homo, dopo qualche decina di migliaia di anni, riusci finalmente a fare i primi disegnini e la himmina capì cosa doveva cucinare. Ci è voluto un bel pò, ma quando sono apparse le prime tavole numeriche babilonesi le himmine si sono vendicate. Interrotta la partita di noci di cocco, consegnarono la lista della spesa ai consorti. L’homo indignato sopportò a lungo quella frustante situazione finchè decise di partire per mare, costi quel che costi, lasciando una himmina in ogni porto.
I primi naviganti che la storia ricordi sono più vecchi di tutti i nostri anni, uno dei più famosi fu un certo Ulisse che durante il viaggio di ritorno verso la sua amata Penelope fu costretto, in un giorno senza vento, a una sosta nei pressi di Catanzaro Lido. Per non fare un torto a uno dei primi poeti che l’umanità ricordi, Eolo iniziò a soffiare forte e da quel giorno sulla costa jonica il vento non si è più fermato. Quando Ulisse tornò a Ita-cca disse che era stato a Ita-llà e fu cosi che la nostra terra si chiamò inizialmente Italia. Poi venne il tempo che la penisola fu percorsa in lungo e in largo dai centurioni romani, dagli elefanti di Pirro e da Ali babà e i 40 ladroni. Cosi cambiarono il nome in Calabria. Non ci si capiva più niente, finchè un altro navigatore, Cristoforo Colombo, divenne famoso scoprendo le americhe. Il territorio era talmente vasto che, invece di circumnavigarlo, si faceva prima a tagliare con una carrozza per le montagne rocciose. Ne fecero le spese quelli dalla pelle rossa. Non contento, qualche anno dopo lo Zio Sam decise di costruire lussuosi resort in luoghi ameni e paludosi. I secondi a farne le spese fuorono quelli dalla pelle gialla.
Attratti da questi colori, il giallo e il rosso, migliaia di migranti lasciarono un pò alla volta la costa jonica. Da noi intanto, già da qualche anno un tipo con la barba lunga aveva deciso che tutta la penisola doveva chiamarsi Italia e siccome qualcuno, per dispetto, si era rifugiato nei boschi per fare il birbante, a noi non ci hanno mai voluto bene. Però nei boschi non c’era posto per tutti e cosi più di qualcuno fu costretto a fare la valigia per andare a lavorare da un’altra parte. E un giorno un Angelo decise che dovevamo muoverci un pò di più la domenica e segnò un gol storico nella capitale del regno dei Borboni. E quell’anno i birbanti di Calabria si ripresero la loro rivincita e i giallorossi vinsero la loro prima partita con un altro gol dell’Angelo. E indovina un pò? vinsero contro la squadra simbolo di tutta la penisola cui avevamo dato il nome e contro quella città che ci aveva preso i giovani chiudendoli in fabbrica. Allo stadio c’erano tutti, giocava il Catanzaro. Poi venne un piccoletto coi baffi che poteva giocare con una gamba sola tanto che era bravo. E nei grandi stadi colmi di gente c’eravamo soprattutto noi, c’erano i nostri colori, la nostra voglia di rivincita. Amici che non si vedevano da anni si ritrovavano uno accanto all’altro, abbracciati come fratelli, uniti dalla passione per una squadra di calcio…
E poi che è successo papà?

Domenica scorsa si è consumata la giornata dell’orgoglio, un’importante manifestazione organizzata dal Blocco29.
Davanti lo stadio si sono raccolti più di un centinaio di tifosi del Catanzaro, ma a molti non è sfuggito che l’età media era decisamente superiore alle aspettative. E’ stato un segnale forte, un segnale nato e voluto dai padri più che dai figli. Ma la ragione è comprensibile, i figli di questa città per cosa dovrebbero lottare se negli ultimi vent’anni la storia ci ha regalato tante umiliazioni e pochissime gioie?
Così domenica c’era sopratutto chi ha visto giocare la squadra ai massimi livelli professionistici. Proprio perchè era qualcosa di cui andar fieri al di là del risultato sul campo. E sul campo si è giocato anche domenica e per la prima volta in questo campionato i giovani in casacca giallorossa hanno vinto, come in quel lontano 1971. Contro chi ha poca importanza, quello che conta è che per il futuro la tifoseria riesca a trovare l’unità necessaria per affrontare questa delicata fase di transizione verso la creazione di una nuova società. Gli anni passano in fretta e dopo la storiella della buonanotte c’è da fare le cose sul serio.

Davide Greco

 

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Davide Greco

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