Io dico seguitando

E se accendessimo il cervello?

Rubrica del martedì curata da Gennaro Maria Amoruso

Domenica a Viterbo, che strana
domenica. Una giornata preceduta da un evento straordinario e per certi versi
storico, il black out.

La nostra attenzione si focalizzerà su qualcosa che è
avvenuto prima del buio e che per certi versi con la mancanza di corrente ha
qualche analogia. Stiamo parlando del “simpatica” misura presa a due giorni
dalla gara e consistente nel vietare la vendita dei biglietti ai tifosi ospiti
(in questo caso a noi catanzaresi). La similitudine fra buio e divieto sta nel
fatto che qualcuno, forse, qualcuno ha dimenticato di accendere il cervello. Il
provvedimento di venerdì è stato semplicemente allucinante e fortemente
discriminatorio delle più elementari libertà costituzionali. Da queste colonne
abbiamo condannato duramente i fatti di Avellino, abbiamo stigmatizzato i
comportamenti che hanno causato gli incidenti. Allo stesso modo ci sentiamo in
dovere di dissentire dal provvedimento ministeriale per due ordini di motivi,
il primo di metodo ovvero la intempestività con cui è stato emessa la
disposizione, ed il secondo sul merito dello stesso e sul conseguente rischio
di militarizzare gli stadi.

Vediamo al primo punto, se esiste
una ratio ad un divieto, mi chiedo come si fa a vietare la vendita dei
tagliandi il giorno della partita a meno di quarantotto ore dalla stessa, quali
indizi vietavano che ciò avvenisse prima di Viterbese-Catanzaro? Quale calata
di Unni era prevista per il ventotto settembre? Ma le autorità lo sanno che non siamo una
tifoseria “normale” e che il Credo Giallorosso è diffuso in tutta la penisola?
Quali ragioni comportavano una pesante limitazione alla libertà di movimento di
un cittadino? Si poteva derogare agli ordini e consentire la regolare vendita
domenica? Queste domande hanno popolato il mio venerdì sera e l’unico rimedio
era quello di rimboccarsi le maniche e di acquistare un considerevole numero di
tagliandi. E’ stato un espediente del momento, siamo sicuri che il problema si
riproporrà in seguito.

Ora i miei dubbi sono rivolti
all’applicazione della normativa sul campo, molti hanno visto lo stadio di
Viterbo blindato all’inverosimile, con uno spiegamento di forze degno di un
assedio a Fort Apache. Perché 
fortificare gli stadi in questo modo? Perché dobbiamo essere considerati
tutti come potenziali assassini? A cosa servono questi atteggiamenti
militareschi? Si vuole allontanare la gente dagli stadi?

Accendiamo il cervello Signori
miei e valutiamo le cose con elasticità e con serenità. Si preferisce il
dialogo o serve il muro contro muro?

La ricetta per contrastare la
violenza negli stadi potrebbe essere semplicissima: innanzi tutto serve
un’imponente opera di prevenzione basata sulla diffusione di una vera cultura
sportiva, cominciamo a spegnere i focolai di stupidità che ci arrivano dai mass
media e da certe sciocchi campanilismi, non mi stanco di ripeterlo, chi gioca
contro di noi è un avversario non un nemico. Il secondo ingrediente è quello
delle strutture, è necessario rinnovare gli impianti, rendendoli accoglienti,
creando spazi ove possano tranquillamente stare le famiglie. Infine il dialogo
costante fra le forze dell’ordine e la tifoseria organizzata, il fatto che i
due soggetti comunichino ed interagiscano è la premessa per la sicurezza di
ogni evento sportivo.

Sforziamoci tutti, facciamolo
tornare un gioco

Fortunatamente il calcio è anche
altro ed a tal proposito vi voglio segnalare una verità e raccontare un
simpatico siparietto.

Abbiamo la certezza e le prove
che Rai Tre Calabria è una televisione di condominio, ovvero racconta gli
eventi della simpatica popolazione che vive a Nord della provincia di Catanzaro
e che ad ogni evento sportivo muove migliaia , che dico, milioni di persone.
Aspettiamo con ansia di vedere i conduttori di questo giornale in costume
tipico bruzio.

Il siparietto riguarda due
calciatori giallorossi, a fine partita un gruppo di redattori di questo sito si
è attardato, fuori dagli spogliatoi dello stadio, a gustare del salame e
dell’ottimo formaggio. Mentre la degustazione leniva le amarezze del risultato
ecco apparire Zappella e Milone, abbiamo invitato i due ad unirsi al convivio
ed a cibarsi di tali leccornie. I due superato lo stupore iniziale hanno
gustato il tutto e sono rimasti ulteriormente sorpresi dell’affetto dimostrato.

Sempre a proposito di cibo e di rapporti di amicizia, dovevate vedere le simpatiche tavolate di Chia (borgo a 20 km da Viterbo), molti soci di Sanguinis Effusione hannno reso omaggio alle pietanze viterbesi degustando quantità impressionanti di fettuccine e di carne. Il Catanzaro è anche questo, stare insieme con sincera amicizia e vivere sotto i colori più belli del mondo, il giallo ed il rosso.

Adesso vendichiamoci sportivamente
del Sora, pensiamo crescere ancora di più come tifoseria e cerchiamo di diventare costantemente
un esempio per tutta Italia.

Giallorosso per Sempre!

Gennaro Maria Amoruso
(Harp)

Chi volesse
suggerirmi argomenti, segnalarmi temi o dissentire sulle mie parole può farlo
all’indirizzo e
.mail gennaro@uscatanzaro.net

Autore

Redazione

Dal 2002 il portale più letto e amato dai tifosi giallorossi del Catanzaro

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