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Esclusiva DB Radio – Malù Mpasinkatu: «Il Catanzaro non ha niente da invidiare alle altre pretendenti»

Scritto da Samuele Cardamone

Il doppio ex DS di calabresi e laziali parla del campionato di serie C e commenta gli ultimi episodi di razzismo proponendo l’adozione del modello inglese in Italia

Intervenuto ai microfoni di DB Radio nella trasmissione NetClub condotta da Matteo Pirritano, Malù Mpasinkatu parla di progetti futuri, serie C e razzismo negli stadi.

L’anno scorso al Rieti hai conquistato la salvezza da direttore sportivo, hai qualche progetto per tornare subito in “campo”?

“Ho diversi progetti in ballo, per adesso sto andando in giro a vedere partite soprattutto all’estero. Quelli stranieri sono mercati che ho sempre seguito con molta attenzione. Ho visionato diverse categorie e mi ha impressionato Camavinga del Rennes che ha appena 16 anni, ma lo posso già definire un top player. In francia e in Belgio ho seguito anche la serie C dove ci sono giocatori interessanti che in Italia possono fare bene in C e in B.

Il tuo Rieti era una squadra multietnica. Può essere questa una marcia in più?

“Si certo, mi piace dare questo tipo di impronta alla squadra. Secondo me questo “melting pot” può far solo bene alla squadra. Quando poi i giocatori che riesco a portare nella mia squadra vanno a giocare in serie superiori e fanno un bel percorso sono soddisfazioni.”

Che idea ti sei fatto su questa serie C girone C, è più complicata dell’anno scorso?

“Sicuramente sarà difficile perché ci sono molte più piazze storiche e importanti rispetto alla passata stagione. In questi ambienti ci sarà tanta pressione che non sempre aiuta. Penso che il Bari è strutturata per arrivare in fondo, hanno tutto il tempo per recuperare questo inizio claudicante. Cornacchini ha conseguito risultati non all’altezza delle aspettative e degli investimenti della famiglia De Laurentis.”

Il Rieti non è partito bene con 1 solo punto in classifica, domani proverà ad invertire la rotta al Ceravolo. Come valuti la situazione dall’esterno della squadra di mister Mariani?

“È difficile giudicare dall’esterno, quando si cambia tanto ci vuole tempo per trovare i giusti meccanismi. Ci sono diversi giovani che hanno bisogno di fare esperienza. Il punto con il Potenza fa morale e permette di andare a giocare a Catanzaro con entusiasmo anche se i giallorossi sono una corazzata. Non hanno niente da invidiare alle altre pretendenti alla promozione.”

“Per i laziali bisogna ritrovare la convinzione nei propri mezzi che si ritrova facendo punti. L’anno scorso quando abbiamo iniziato ad inanellare risultati positivi abbiamo aumentato l’autostima che ci hanno permesso di arrivare alla salvezza.”

Sei stato il primo DS nero del campionato italiano e hai una grande esperienza nel calcio. Cosa pensi degli ultimi episodi di razzismo ai danni di Dalbert, Kessié e Lukaku?

“Ormai questa è una piaga che non fa bene al calcio italiano. Purtroppo ci sono persone ignoranti che fanno del colore della pelle un problema, per fortuna sono pochi. Il paradosso è che a volte insultano dei giocatori avversari e in squadra hanno giocatori della stessa etnia. Bisogna dare meno spazio a queste cose, parlarne sempre meno per dare meno visibilità. Purtroppo è un problema sempre più italiano.”

Antonio Conte, in conferenza stampa pre Inter-Lazio, ha parlato del tema prendendosela con i giornalisti e dicendo che spesso danno troppo importanza a discorsi che devono essere isolati. Come commenti queste dichiarazione?

“È normale che i giornalisti riportino i fatti. Bisogna però stigmatizzare perché sono poche persone le responsabili. Si può allargare il discorso agli insulti territoriali, quando ci sono partite dove un tifoso di una squadra insulta una città bisogna pensare che magari i suoi parenti sono originari di quelle zone, è come se io tifassi contro una squadra congolese e insultassi il Congo, è assurdo.”

“Bisogna punire severamente come in Inghilterra, il modello inglese analizza anche i labiali in tribuna con il sistema di telecamere, questo ti porta a delle sanzioni che arrivano anche alla reclusione. Lo stadio non deve avere una gestione militare però in questi casi è giusta la tolleranza zero. Lo stadio viene visto come una zona franca e questa mentalità va assolutamente cambiata.”

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Autore

Samuele Cardamone

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