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Esclusiva DB Radio – Massimo Palanca: «A Catanzaro per caso. Ero promesso alla Reggina»

Scritto da Samuele Cardamone

O’Rey parla del Catanzaro al passato ed al presente svelando inoltre come andò in fumo un clamoroso trasferimento a Reggio Calabria

Intervenuto telefonicamente a NetClub, condotto da Matteo Pirritano e Francesco Panza, “Massimè” parla dell’affetto della città sempre vivo nei suoi confronti parlando del Catanzaro di ieri e di oggi.

Ospite in studio l’avvocato Pier Vincenzo Gigliotti responsabile dei progetti speciali dell’US Catanzaro 1929 e autore del romanzo autobiografico “Radici nel Vento” che lo scrittore descrive nella sinossi come “La storia di un calcio di rigore che l’uomo dai goal impossibili, tredici dalla bandierina, dovrà battere al novantesimo minuto per riportare la sua squadra in serie A…e chi di noi non ne ha mai tirato uno nella propria vita dovendo prendere decisioni importanti nel lavoro, in famiglia o per i propri figli. A volte un calcio di rigore può rappresentare una vera e propria storia d’amore.

Accolto con emozione anche dall’avvocato Gigliotti, Palanca descrive il sempre crescente amore che la città prova nei suoi confronti:

“Sono passati tanti anni da quando giocavo con la maglia giallorossa, quei tempi li ricordo sempre con piacere. Quando torno a Catanzaro noto che l’affetto non è rimasto immutato, anzi paradossalmente continua a crescere e questo testimonia il fatto che abbiamo fatto felici tante persone.”

Quale è la ricetta di O’Rey per far rivivere al Catanzaro i giorni e i sogni dei tuoi tempi?

“Non esiste una ricetta, ci deve essere impegno e programmazione seria. Il Catanzaro negli anni ha affrontato stagioni difficili ricostruendo da 0 ogni annata. Non è assolutamente di aiuto buttare tutto per aria ogni anno, occorrono delle scelte oculate che creino i presupposti per intervenire nei settori dove c’è carenza. È una cosa talmente semplice che diventa difficile.”

Continua poi:

“Un ambiente come quello del Catanzaro deve avere società, squadra e tifoseria che remano dalla stessa parte, bisogna farle andare tutte d’accordo perché basta che una venga meno e cade tutto il castello.”

Nel libro dell’avvocato viene citata una data e un episodio in particolare attorno al quale viene scritto il romanzo. Ricordi cosa è successo il quel Catanzaro-Triestina del 14 Febbraio 1988?

“Si lo ricordo bene, sbagliai il rigore sullo 0-0 all’ultimo minuto. Forse fu la troppa sicurezza che me lo fece sbagliare. Sicuramente non può essere stato solo questo che ha influito sul piazzamento finale in campionato, ma è stato decisivo per farmi capire una cosa importantissima. Mi ha fatto capire veramente fin dove arrivasse l’affetto dei tifosi nei miei confronti, mi hanno aiutato molto, si sono stretti intorno a me invece di criticarmi perché si sono immedesimati nel mio dramma. Lì ho capito davvero che Catanzaro mi stimava e mi amava.

Sui suoi compagni dell’epoca:

“La cosa bella di quelle squadre era era la sintonia e l’amicizia che c’era in squadra. In quegli anni si sono creati dei legami forti. Il gruppo è rimasto unito anche grazie alle nostre mogli che per fortuna, ed è raro (ride, ndr.), vanno tutte d’accordo.”

Nella tua carriera giallorossa anche il vento ti è stato compagno e amico:

“Il vento mi ha aiutato perché non potendo tenere botta fisicamente con gli avversari dovevo trovare soluzioni alternative per scardinare le difese, come ad esempio i calci piazzati o i tiri da fuori. Mi sono solo adattato ad una condizione ambientale che al Ceravolo diventa un fattore.”

C’è chi si è emozionato per un calcio di rigore, la Catanzaro calcistica si è emozionata per dei calci d’angolo:

“Quando guadagnavamo un corner sotto la curva ovest la gente iniziava ad esultare come per un tiro dagli 11 metri, c’era un entusiasmo tale che tutta la squadra si caricava a mille per tutta la partita. Questo entusiasmo spero ritorni. Capisco che sia difficile tornare allo stesso modo di 40 anni fa, ma l’atteggiamento verso la squadra e verso l’allenatore deve essere uguale. Bisogna pensare che allenatori e giocatori passano, l’US Catanzaro rimane perché appartiene ai tifosi.”

Hai avuto modo di seguire le partite del Catanzaro di questa stagione?

“Io lo seguo sempre, penso sia una squadra bella e compatta. Per me ci vorrebbe una registrata al reparto difensivo, da sempre le squadre che vogliono vincere il campionato prendono pochi goal. Davanti hanno elementi come Fischnaller, Bianchimano e Kanoutè che possono risolvere le partite in qualsiasi momento. Dovrebbero mettere più cattiveria agonistica in campo, in serie C è un elemento fondamentale. Per affrontare trasferte dove vedi sparire i palloni, come successo contro la Casertana, devi avere la cattiveria giusta per non andare mai sotto.”

Fra 3 giorni ci sarà “U Classicu” Reggina-Catanzaro, Palanca ci svela una clamorosa sliding door che poteva portarlo a vestire la maglia amaranto nell’estate del 1974:

“Dovevo andare alla Reggina, era tutto fatto. All’epoca ero in forza al Frosinone e le società avevano già trovato un accordo per la mia cessione nella sessione mercato successiva, nelle trattative era stata però sottoscritta una clausola che annullava l’accordo nel caso in cui la Reggina fosse retrocessa quella stagione. Il caso ha voluto che quell’anno i reggini scesero in serie C e mi accasai al Catanzaro che intanto era stato promosso in B. Per fortuna è andata così.”

Autore

Samuele Cardamone

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