Intervistiamo

Fondazione Campanella: nota del Comitato in lotta per il polo oncologico

E nel merito della questione anche una nota di Salvatore Scalzo

Abbiamo appreso che la Fondazione Tommaso Campanella è ormai solo nelle mani del Socio Fondatore ricco, dovremmo finalmente avere realmente “FEDE E FIDUCIA” visto che è stato l’unico che ha sempre detto parole a favore dell’Ente, e di tutti i dipendenti della stessa. Ma (c’è un MA!), nella riunione di oggi è stato contattato telefonicamente e, per  voce del subcommissario  Dr. D’Elia ha detto che si prenderà ventiquattro ore per decidere se recedere o meno come socio fondatore, e mandare un commissario liquidatore. Ci chiediamo tutti cosa è cambiato da ieri ad oggi, visto che l’unica notizia è arrivata dalla Corte Costituzionale che ha bocciato la legge 35-50/11, ma che comunque non determina automaticamente la chiusura della Fondazione. Certo sarebbe facile, utilizzarlo come pretesto, e riversare tutta la colpa sul Governo. La vera questione è sfuggita dalla Regione Calabria per arrivare a Roma, dove dicono che non hanno mai avuto parere favorevole per la Fondazione Tommaso Campanella.Beh! A questo punto vorremmo salvarci da soli, suggerendo alla Regione che l’ultima spiaggia c’è, anzi  due soluzioni, che in ordine di importanza suggeriamo al Presidente Scopelliti, ancora Sovrano Unico della Sanità Calabrese:La Regione non recede dalla Fondazione Campanella e si adopera in modo consequenziale (abrogazione art. 5 legge 11/2009 o nuova legge da emanare che disegna un nuovo percorso per la Fondazione);Nelle more di una decisione da prendere, non come suggerito dal subcommissario D’Elia in sole ventiquattro ore, sospendere l’attuazione piana del Decreto 26 solo per la Fondazione Tommaso Campanella. Ovviamente tali soluzioni le abbiamo apprese lavorando in questi giorni per salvare il Polo Oncologico Regionale e tutti noi dipendenti, ormai soli dentro queste mura nemiche ed ostili, possiamo soltanto credere che non potrà mai, Presidente Scopelliti andare contro coloro che hanno sempre creduto in Lei, da Marzo 2010 fino ad oggi, dipendenti, malati, etc. Ci ricordiamo tutti quelle bellissime parole del Luglio 2011, quando davanti alle televisioni, giornali e a 500 persone disse di voler rilanciare la Fondazione Campanella e salvaguardare tutti i posti di lavoro. Non può un politico come Lei abbandonare, non può essere un autolesionista, non può “suicidarsi”, tutti NOI non vogliamo questo. Non ha importanza e non soffriamo davanti alla porta del Socio Fondatore povero se non vuole riceverci, è una mossa scontata, ci commuoviamo sulle parole scritte in data odierna dal Sindaco Abramo, ma, se Lei dovesse recedere, potremmo dire allora che siamo realmente delusi.Da domani non verremo a dirle vogliamo una decisione, ma verremo a dirle paradossalmente di “riflettere con calma” sulle soluzioni che abbiamo prospettato: Lei se lo può permettere!


 

Apprendiamo della bocciatura da parte della Corte Costituzionale delle due leggi regionali 35/2011 e 50/2011 in merito alla conversione della Fondazione T. Campanella da ente di diritto privato in ente di diritto pubblico; leggi bocciate perché ritenute in contrasto con gli articoli 3 e 9 della Costituzione. Una sentenza tuttavia prevedibile, viste le gravi incongruenze nei contenuti. Lo avevamo denunciato a tempo debito. Non si vuole fare speculazione politica, anche perché abbiamo più volte dimostrato senso di responsabilità istituzionale soprattutto in un settore così determinante della realtà cittadina come la sanità, però il giudizio che ne traiamo da questo ennesimo schiaffo è che l’attuale governo regionale in tema di sanità fa acqua da tutte le parti, aldilà degli auto proclami e degli auto elogi.

Per quanto concerne la Campanella insistiamo in un intervento efficace e produttivo da parte degli organi competenti, consci che la soluzione non sarebbe mai arrivata dalla legge n.35/2011. Appare evidente, ed anche questo lo diciamo da tempo, che l’unica vera soluzione praticabile sia un’integrazione funzionale tra Fondazione Campanella ed il Ciaccio. Ripetiamo: una integrazione funzionale che ne rispetti e conservi i ruoli imprescindibili di assistenza e didattica. L’una, a nostro avviso, non può prescindere dall’altra e l’una si arricchirebbe dell’altra. In un momento di crisi economico e soprattutto sociale occorre salvaguardare il posto dei 268 dipendenti che sono in protesta da una decina di giorni e che ho avuto modo di ascoltare.

Apprendo con favore gli appelli, seppur tardivi, del sindaco a cui suggerisco di convocare un tavolo di concertazione con tutti gli amministratori dell’hinterland per discutere della sanità in provincia anche all’indomani dell’atto aziendale presentato dal direttore generale dell’Asp Mancuso; mi aspetterei, invece, una azione più concreta da parte del vicesindaco, che, non dimentichiamo, è attualmente il direttore generale di quella Fondazione ed avrebbe l’obbligo istituzionale di dare dei chiarimenti alla cittadinanza. Auspichiamo anche nell’impegno del Rettore che ha il dovere di impegnarsi e salvaguardare un presidio di eccellenza, reo solo di essere stato martoriato negli anni dalla mala gestione.

Nella logica dell’integrazione funzionale tra le due realtà, sarebbe opportuno riflettere sulla possibilità di allocare nell’attuale struttura di “Villa Bianca”, sita nel quartiere Mater Domini, tutta la componente prettamente chirurgica, assolutamente conservando l’attuale complesso del Ciaccio, di recente ristrutturazione, per tutte le attività che al momento svolge. Quella di Mater Domini, che non è una struttura obosoleta, con due sale operatorie, una piccola rianimazione e, soprattutto, al momento praticamente vuota, rappresenterebbe una soluzione che coniugherebbe gli interessi chirurgici della Fondazione e del Ciaccio e che anche da un punto di vista urbanistico, assieme alle altre cliniche, riporterebbe in auge il profilo sanitario del quartiere Mater Domini.

Autore

Salvatore Ferragina

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