La storia di Giorgio Corona a Catanzaro è durata solo tre stagioni, ma è una delle più avvincenti che la città possa ricordare. Ecco gli otto migliori gol di Re Giorgio

Come si fa a sparare al diavolo? E se poi sbagli?

(I soliti sospetti, 1995)

Giorgio Corona osserva la Curva Ovest prima del fischio d'inizio

Per scrivere di Giorgio Corona potremmo partire da una foto.
È uno scatto che risale a Catanzaro – Vis Pesaro, prima giornata della stagione 2003/04, quella della promozione in serie B.
Corona è all’esordio con la maglia giallorossa, al Ceravolo atterra il bomber a lungo, troppo a lungo, desiderato. Una storia di appena tre stagioni, ma che ha coinvolto la città come poche altre.

Ci sono diversi dettagli, nell’immagine, che immortalano in maniera fedele lo spirito di Corona al picco della sua carriera. Soffermatevi sui particolari, su quella fisionomia da eroe omerico colto in stato di quiete, appena prima di lanciarsi all’attacco. Lo sguardo serio, per esempio, rivolto lontano, verso la porta sotto la Curva Ovest. E poi i capelli bagnati, spinti indietro dal vento di Catanzaro, simili alla criniera dell’Ettore di Troy (Wolfgang Petersen, 2004).

Giorgio Corona era un cataclisma che si abbatteva sulle difese, lo si intuiva anche dalla posa statica di una foto. Nella scena dell’interrogatorio de “I soliti sospetti” Verbal Kint esterna all’agente Kujan (e allo spettatore) tutto il suo terrore per Keyser Söze: «Come si fa a sparare al diavolo? E se sbagli?». Tra i difensori che affrontavano quel Catanzaro, doveva albergare un sentimento simile: come si argina una forza della natura? E se per caso si sbaglia il tempo dell’intervento, o lo si lascia avvicinare troppo all’area?

Corona non era un centravanti raffinato nel senso moderno del termine, ma non era neanche l’attaccante d’area di rigore che ancora popolava il calcio italiano dell’epoca. Anzi, sarebbe ingiusto nei confronti del suo talento appiccicargli la semplice etichetta di “nove puro”. Perché il raggio d’azione di Giorgio Corona era più vasto degli ultimi sedici metri: poteva abbassarsi a prendere la palla quasi fino a centrocampo, scrollarsi un paio d’avversari di dosso e puntare a testa bassa la porta con conduzioni e sterzate.
Ancora oggi, a quindici anni di distanza, più che malinconia, i video dei gol di Giorgio Corona  trasmettono infottamento (gergale, dal rap ndr), vibrano del furore di un giocatore capace di assaltare le difese come un bisonte e di spaccare le porte grazie a un talento unico per le conclusioni al volo.

Corona conta solo trentadue presenze e sette gol in Serie A (0,37 gol ogni 90’, una media rispettabilissima), ma nonostante ciò è una delle figure di culto del calcio di provincia a livello nazionale. Merito di un’iconografia tra le più riconoscibili, che andava ben al di là delle sue prodezze in campo. La già citata criniera, l’espressione seriosa, il pantaloncino arrotolato che chiunque tra gli appassionati in Italia assocerebbe al centravanti di Cinisi. Per i tifosi del Catanzaro, poi, il culto di Corona si arricchisce di memorie che magari a chi non ha mai vissuto il Ceravolo non dicono nulla: il pino in curva ancora verde e robusto, “Veramente” di Mario Venuti che accompagnava l’attesa del fischio d’inizio. Per non parlare delle esultanze sfrenate, di pura foga, venatura che forse rendeva Corona così trascinante per  compagni e tifosi. Come quando, dopo un pregevole gol in pallonetto al Crotone, si era rivolto verso la curva pitagorica invitando lo Scida ad abbassare gli occhi e rimanere in ossequioso silenzio. Da quel derby il Catanzaro uscì sconfitto, ribatterete, ma cosa rappresenta di più un tifoso del proprio miglior giocatore che in maniera esplicita zittisce i sostenitori rivali?

Per celebrare l’ultimo Re di Catanzaro, ecco i suoi migliori otto gol in maglia giallorossa. È una rassegna influenzata dal gusto di chi scrive e, purtroppo, dal materiale piuttosto scarno offerto da YouTube. In Rete non c’è traccia di alcuni gol della B, mentre altre clip risultano troppo sfocate. C’è, ad esempio, un gol fantastico segnato a Bergamo contro l’Atalanta: un destro al volo su cross da sinistra dal coefficiente di difficoltà davvero elevato, di cui resta purtroppo solo un video di bassa qualità; è la registrazione di una telecronaca in inglese trasmessa da Eurosport.

 

Ecco, per una volta soprassediamo alla mancanza di qualità… Perché reperti del genere vanno salvati, conservati gelosamente e messi a disposizione di un pubblico più ampio possibile. D’altronde, anche il mistero e i contorni (talvolta) poco chiari alimentano culti sotterranei come quello di Re Giorgio.

Catanzaro – Triestina 2-1, Serie B 2005/06

Partiamo subito con un genere di gol per cui Giorgio Corona avrebbe potuto richiedere il marchio registrato: lancio lungo, scatto profondo, tiro incrociato e teso sul secondo palo dopo il rimbalzo. È un tipo di azione che permetteva al siciliano di sfoggiare i pezzi forti del proprio repertorio: le corse in spazi aperti, grazie alle leve lunghe con cui divorava il campo in poche falcate, e il tiro col pallone in aria, su cui poteva imprimere tutto l’impeto del suo gioco (a tal proposito, c’è una rete contro il Crotone, annullata probabilmente, in cui calcia talmente forte che spezza le mani al portiere e, nonostante la deviazione, la palla non perde potenza mentre entra in porta). Questo è il gol vittoria, segnato al ’74 di una partita in cui Corona aveva già siglato il pari su rigore. Ceccarelli lo lancia sul centro sinistra; la palla fa il primo rimbalzo vicino al limite dell’area e Corona è posizionato davanti al centrale. Sa già dove si trova la porta, quelli sono i suoi palloni ed è per questo che tiene gli occhi solo sulla sfera, senza mai girarsi verso lo specchio. La propriocezione gli consente di concentrarsi sulla conclusione e di calcolare perfettamente il momento del rimbalzo, in modo da non finire troppo in avanti rispetto al punto in cui cade il lancio. Il tiro di controbalzo col sinistro – il piede debole, se così si può definire – è perfetto: la traiettoria si schiaccia e tocca terra all’altezza del dischetto, per guadagnare velocità e lasciare il portiere senza speranze, trafitto sul secondo palo.

Catanzaro – Giulianova 2-0, Serie C1 2003/04

Ci sono un paio di motivi per ricordare questa vittoria con affetto. Innanzitutto la terza maglia azzurra, sempre un bel vedere, anche quella della Devis. L’altro motivo, è che questa partita venne trasmessa in televisione, quando ancora l’appuntamento era un evento nell’evento. La davano su Rai Sport,  canale all’epoca non ancora in chiaro ma visibile se in possesso del decoder Sky (il nome completo del canale, infatti, era “Rai Sport Sat”). Insomma, era lontana la maledizione della TV degli ultimi anni, del Catanzaro che perde sempre quando Rai o Sportitalia gli concedono la ribalta. Il Catanzaro vinceva anche via satellite, tanto che su queste pagine scrivevamo a proposito un articolo dal titolo “Catanzaro-Rai Sport Sat connubio (quasi sempre) vincente!”, in cui ripercorrevamo la storia delle aquile in TV in un periodo in cui ancora non esisteva una piattaforma per la Serie C.
C’è un cross dalla destra su cui un centrale del Giulianova scivola a pochi metri da Re Giorgio e lascia sfilare il pallone. Corona probabilmente si aspettava l’intercetto ed è sorpreso quando la sfera arriva sui suoi piedi, ma ha le idee chiare senza bisogno di pensare: stop di controbalzo orientato in avanti e tiro che si alza fin sotto l’incrocio del secondo palo. Un difensore disperato prova a salvare in scivolata ma il controllo in avanti aveva già reso vano ogni intervento, e così per il centrale lo sforzo è del tutto inutile.

Catanzaro – Lanciano 1-0, Serie C1 2003/04

Questo gol può sembrare più agevole da segnare rispetto a quelli citati in precedenza. Ma si tratta solo di un’impressione. Tutta colpa della telecamera, che non valorizza un’esecuzione di difficoltà notevole. Oggi le dirette del Catanzaro dal “Ceravolo” offrono uno sguardo dall’alto che rende davvero godevole l’esperienza della partita in TV. All’epoca però non esisteva ancora la “palazzina”, le telecamere erano posizionate più in basso, perciò la prospettiva delle riprese risultava maggiormente schiacciata: ecco perché Corona sembra calciare da vicino senza neanche troppo sforzo, in maniera burocratica per un giocatore dal rapporto speciale coi tiri al volo.
Per fortuna, però, c’è un’altra inquadratura di questo gol, di un tifoso piazzato nel settore della curva vicino ai distinti.

Mancano cinque minuti alla fine, il punteggio è sullo 0-0 e il Catanzaro si è guadagnato una punizione dalla sinistra. Viene battuta a rientrare, di destro, e il pallone spiove oltre il secondo palo. Dev’essere uno schema, perché Corona sta aspettando paziente proprio in quella porzione d’area. La parabola però è di difficile lettura: la palla scende veloce verso il fondo e l’angolo di tiro si restringe sempre di più. Mentre il traversone raggiunge il numero nove, godiamoci la lotta tra difensori e attaccanti in area: il numero tre del Lanciano ha capito che la palla sta arrivando a Corona sul secondo palo e allora si stacca per andargli addosso. Per fortuna dell’attaccante siciliano, un suo compagno scivola, strattona il difensore dai pantaloncini – è chiaramente fallo – e lo fa cadere per terra, impedendogli di contrastare il tiro.
Re Giorgio si allarga insieme al pallone e, nonostante la velocità del lancio, trova il punto d’impatto perfetto. Tira di collo pieno e come al solito scarica tutta la sua potenza: quando Corona calcia al volo in questo modo, sembra che stia colpendo uno di quei palloni delle giostre con cui si mette alla prova la forza dei propri quadricipiti. Possiamo solo immaginare il rumore sordo del palo dopo un bolide del genere. Corona, tanto per cambiare, si toglie la maglia ed esulta in preda all’estasi.

Catanzaro – Brescia 1-2, Serie B 2005/06

Nel pantheon dei gol di Giorgio Corona, questo è un pezzo piuttosto unico. È una rovesciata, la gemma di una partita che il Catanzaro avrebbe perso nel secondo tempo, contro il Brescia di Rolando Maran.
Ispira la giocata un cross perfetto di Carlo Nervo da destra. L’atteggiamento dei centrali non è di certo irreprensibile, ma Corona ha i suoi meriti nel procurarsi lo spazio per il tiro. Il movimento verso la porta infatti ha costretto i difensori ad abbassarsi. La pennellata di Nervo cade in un punto dell’area più arretrato rispetto agli avversari, che erano stati attratti dal movimento della punta siciliana. Re Giorgio è più reattivo degli avversari, arretra leggermente e si piega sulle ginocchia per la rovesciata, senza mai staccarsi da terra come invece accade di solito con questo tipo di conclusioni: più che un’acrobazia, è solo un modo intelligente di colpire il pallone senza girarsi verso la porta. Il gesto tecnico non è troppo aggraziato, ma denota una velocità nella scelta e nella coordinazione non scontata per un giocatore che sfiorava il metro e novanta, motivo per cui la sua rovesciata sembra così poco plastica.

Rimini – Catanzaro 4-2, Serie B 2005/06

Rimini – Catanzaro del 2005/06 è forse l’epitome di quanto Corona fosse “da solo sull’isola” nelle due catastrofiche stagioni di Serie B. Una partita senza grandi acuti dei giallorossi, che però si portano sul 2-0 grazie a due meraviglie del proprio centravanti. Corona non aveva un supporting cast all’altezza, era alla prima esperienza in cadetteria, ma nonostante ciò riusciva comunque ad essere poco gestibile per tutti i difensori del campionato. Questo perché Corona era un giocatore autosufficiente, capace di crearsi da solo i tiri dal nulla e di convertire occasioni che per qualunque altro attaccante avrebbero avuto percentuali realizzative molto basse. Insomma, Corona era in grado di trasformare in oro anche palloni morti o non del tutto promettenti.
Qui ad esempio su calcio d’angolo si ritrova sui piedi una spizzata di testa piuttosto casuale di Zini, che nel tentativo di prendere la porta colpisce con la nuca e prolunga il cross sul secondo palo. La palla scorre verso l’esterno, si allontana dalla porta e l’angolo di tiro si restringe. Quella traiettoria però permette al numero nove di sfilarsi dalla mischia nel cuore dell’area riminese. Trovare una soluzione è difficile, perché per stare appresso al pallone Corona corre all’indietro. Stoppare non conviene, perché tutta la difesa uscirebbe su di lui e il tiro verrebbe murato. Ma Giorgio allo stop probabilmente non ci ha mai pensato. Per uno come lui, con quella simbiosi coi palloni a mezz’aria, c’è solo una via d’uscita, la più diretta. Nonostante stia andando all’indietro, Corona riesce a trovare la coordinazione, e dai sedici metri scarica un montante di collo pieno che finisce sotto la traversa. La postura con cui calcia è innaturale, quasi fuori equilibrio, col busto tutto all’indietro: di solito quei tiri finiscono in tribuna. Per usare un paragone cestistico, il gol contro il Rimini somiglia a uno di quei canestri in caduta di Dirk Nowitzi. Dei, il portiere del Rimini, non se l’aspettava e resta immobile.

Catanzaro – Treviso 1-4, Serie B 2004/05

Anche qui, per fortuna, abbiamo due inquadrature che ci permettono di apprezzare a pieno le doti balistiche di Corona, decimo dan di conclusioni al volo. La prima è quella di Sky, che ci dà una prospettiva più ampia del tiro. La seconda è quella del TG Giallorosso, da cui si può ammirare la coordinazione di Re Giorgio.

C’è un calcio d’angolo per il Catanzaro e ancora una volta Corona non va a conquistarsi il pallone nel cuore dell’area ma resta appartato sul secondo palo. Un centravanti di quella stazza di solito sta al centro della mischia perché non ha bisogno del terzo tempo per staccare e colpire di testa. Invece Corona aspettava spesso lontano dai difensori: per lui, un qualsiasi cross risputato dalla difesa poteva trasformarsi nell’occasione più propizia, una palla vagante fatta e finita per essere colpita al volo.
Dopo il cross la difesa alza un campanile che cade sul lato sinistro dell’area di rigore. La palla resta molto tempo in area, Corona la osserva e nel frattempo leva la sicura. Guardate come coordina le braccia e il busto, sembra un tennista che s’appresta a schiacciare sotto rete un generoso lob dell’avversario. Sentite il suono del piede che impatta di collo pieno il cuoio, riconoscibile nonostante il fragore dei tifosi: sembra un colpo di frusta sulla carne viva.
Dall’inquadratura di Sky, si nota come anche qui Corona sia costretto a camminare all’indietro prima del tiro. Ancora una volta, però, trova la coordinazione, in questo caso con un eleganza quasi neoclassica. Fermate l’immagine al momento del contatto con la sfera: la postura non tradisce alcuno sforzo, è la rappresentazione ideale di come si dovrebbe colpire un pallone al volo. La parabola rimane sempre a mezz’altezza e si infila sul secondo palo. Per l’ennesima volta, il risultato dell’equazione è il portiere che resta impietrito.

Foggia – Catanzaro 1-3, Serie C1 2003/04

Ci sono così tanti gesti tecnici preziosi nell’architettura di questo gol che è difficile scegliere il migliore. Innanzitutto la gestione da pivot di futsal del contatto col difensore centrale. Al momento della rimessa laterale, Corona si appiccica letteralmente al suo marcatore con la schiena e, spalle alla porta, lo spinge all’indietro, senza mai perdere il contatto visivo col pallone. La rimessa è lunga e gli arriva sul limite dell’area. Lui la smorza con un controllo di petto orientato all’indietro e si abbassa di circa un metro. Con quel movimento, che all’apparenza lo mette in difficoltà visto che ha il difensore attaccato ed è girato spalle alla porta, attira il raddoppio del centrocampista foggiano più vicino. Ma nessuno degli avversari ha valutato le doti d’improvvisazione di Corona: il centrale che lo ha seguito si è lasciato spazio dietro di sé; Corona lo sa e ci si fionda con un sombrero che dal nulla gli permette di girarsi fronte alla porta. Non solo Re Giorgio si inventa un dribbling che spezza il raddoppio, ma apparecchia anche la tavola per l’ennesima bordata su palla a mezz’altezza di questa graduatoria. Gli avversari non hanno più modo d’intervenire, Corona libera il destro e fa prendere fuoco al pallone. La violenza con cui la sfera rimbalza sulla rete rigida del “Pino Zaccheria” restituisce bene la ferinità dei tiri di Corona.

Rimini – Catanzaro 4-2, Serie B 2005/06

I più attenti potrebbero rivedere questo gol e viaggiare con la mente a una partita di un paio d’anni fa, dell’autunno 2018. All’Allianz Stadium Juventus e Manchester United si affrontano per l’ultima partita della fase a gironi della Champions League. La Juve passa in vantaggio con un gol straordinario di Cristiano Ronaldo.
Bonucci lo innesca con un lancio millimetrico, che però viaggia in verticale rispetto al portoghese e rende più difficile la coordinazione: Cristiano infatti non può guardare la porta, con la parabola che gli arriva da dietro le spalle. Non si sa bene come, ma l’ex Real Madrid calcola perfettamente la traiettoria e, mentre corre, calcia al volo con la parte finale del collo e buca De Gea sul primo palo. Nei minuti successivi, mentre i telecronisti impazziscono per un gol più unico che raro, qualche tifoso del Catanzaro potrebbe aver avuto un’illuminazione: è la carta carbone del gol del momentaneo 2-0 di Corona contro il Rimini, nella stessa partita citata in precedenza.
Quantificare il grado di difficoltà di questa rete è davvero arduo: un tiro da circo per le condizioni impossibili in cui trova il modo di calciare. Forse il gol col Foggia è più bello, sicuramente lo è dal punto di vista formale, dato che qui il tiro sembra un po’ sporco. Rispetto all’azione di Foggia, però, questa è un’esecuzione d’autore, impossibile anche solo da ipotizzare per chi non abbia la confidenza di Corona con gli spioventi; quello dello Zaccheria, invece, è un insieme di gesti tecnici straordinari ma più facili da riprodurre se scomposti singolarmente.
A fare le veci di Bonucci stavolta c’è Pierotti, a cui va parte del merito per la prodezza di Corona. Il numero 9 scatta dietro i centrali e riceve il lancio all’interno dell’area. Col senno di poi, potremmo dire che un portiere del 2020 sarebbe uscito e avrebbe ostacolato il tiro; invece Dei, da portiere di tradizione italiana di quell’epoca, resta quasi con i piedi sulla linea (stesso atteggiamento di De Gea, anche lui portiere vecchia scuola nonostante appartenga al calcio degli anni ’10-’20). Come per Ronaldo, l’assist cade in verticale sulla sua corsa e non può neanche guardare la porta. Con la palla che arriva da dietro la schiena, individuare, a livello visivo, il momento in cui colpire il pallone, è davvero difficile. Corona può solo calciare alla cieca, non può guardare il suo piede per vedere se si è mosso al momento giusto per colpire la palla. Eppure, il numero nove giallorosso coglie al millimetro tempo e punto di contatto. All’inizio non è chiaro se tiri di controbalzo. Con attenzione però si capisce che non ha dato alla palla neanche il tempo di rimbalzare, quindi la difficoltà dell’esecuzione è persino più irragionevole. La colpisce d’esterno destro, ecco perché la palla sembra uscire un po’ sporca, è per questo che dà quasi l’impressione di calciare a vuoto in un primo momento. A differenza di Cristiano, la palla entra sul secondo palo. Come per Cristiano, e come per i migliori gol al volo di Giorgio Corona, il portiere diventa una statua di sale.

Autore

Emanuele Mongiardo

4 Commenti

  • Quelli erano calciatori che onoravano la maglia, non questi scarsupoli di oggi che pensano solo allo stipendio che il presidente gli garantisce a prescindere. Darei tanti di quei calci in culo al dg al ds alla sottospecie di allenatore ed ad una miriade di questi giocatorini. Speriamo di fare risultato a palermo anche se è difficile visto di quali giocatori ed allenatore disponiamo.

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