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La bella di Cerignola contro il brutto del mondo

Scritto da Beppe Luglio

Il Catanzaro ritorna in Puglia e noi ripartiamo lenti alla scoperta del bello, e del brutto, della provincia di Foggia

Con ben sei squadre a rappresentarla, la Puglia imprime nettissima la sua impronta su questa stagione di terza serie e sulla geografia delle nostre trasferte lente.

Ma in fin dei conti a noi slowfoodballisti la cosa non dispiace. Non siamo mica viaggiatori da bandierine e toppe colorate, non collezioniamo calamite da appiccicare al frigo.  Siamo gente che ama attardarsi davanti a una cantina, approfondire una storia, dedicare un tempo prolungato ai luoghi da visitare e alle esperienze da vivere.

Così – appena una settimana dopo Taranto – torniamo nella regione delle vacanze per milioni di italiani, un luogo in (forse il più in appena dopo la Sardegna), ricco di bellezze straordinarie straordinariamente promosse e di prelibatezze magnifiche magnificamente valorizzate.

Alzi la mano chi ha pensato almeno una volta alla Puglia come a una Calabria che ce l’ha fatta. O a una Calabria del futuro, per i più ottimisti.

La Puglia in uno scatto

Per oltre un quarto di secolo in Puglia si è investito in accoglienza, comunicazione, cultura, paesaggio. Le masserie sono diventate mete di lusso per turisti facoltosi, le tradizioni popolari spettacolo per il mondo intero, la natura – con la sua bellezza – eredità preziosa da preservare ad ogni costo.

E mentre della Calabria parlavano soltanto un comico poco ispirato – ricordate il peperoncino di Soverato(sic!)? – qualche cronista d’assalto e un fu giornalista prestato al varietà, la Puglia diventava il set naturale di molti film di successo, luogo d’origine e d’elezione di personaggi e artisti di vario genere… tutti profondamente e orgogliosamente pugliesi.

Però questa volta ci tocca Cerignola, provincia di Foggia. Che della Puglia forse rappresenta la parte più complessa, la casa di quella quarta mafia d’Italia, per alcuni oggi semplicemente la più sottovalutata. Negli ultimi anni più volte la città ha suo malgrado conquistato le pagine della cronaca nazionale. Nel 2019 il Comune venne addirittura sciolto per mafia dal Consiglio dei Ministri e si ricorda ancora l’appello di un candidato ai mafiosi durante la successiva campagna elettorale:  “Noi vi lasciamo lavorare, fatelo anche voi”.

Ora immaginate il nostro quartiere Pistoia… solo un po’ più a nord. Un quartiere Pistoia che ce l’ha fatta, un quartiere Pistoia del futuro per i più pessimisti. 

A Cerignola c’ è un quartiere, il San Samuele, che chiamano Fort Apache. Dopo l’ assalto alla Marozzi i Carabinieri ne hanno perquisito ogni centimetro quadrato. «E in ogni stabile, in ogni vano ascensore, in ogni scalinata abbiamo recuperato pistole, armi e droga.

La mafia cerignolana – identificabile soprattutto con i clan Di Tommaso e Piarulli – è fortemente radicata sul territorio e ciò le ha consentito di rappresentare un vero punto di riferimento per altri sodalizi criminali, oltre che anello di congiunzione tra clan foggiani, baresi ed i gruppi della criminalità andriese e bitontina.

Ma se giudicassimo un territorio da questo genere di “complessità” (che peraltro ben conosciamo) commetteremmo un errore imperdonabile: un errore da turisti di massa o da ufficio stampa del Liverpool. Come avessimo giudicato Foggia da quell‘orribile spettacolo del disagio offerto allo Zaccheria nell’aprile scorso.

Non renderemmo giustizia alla storia di Michele Cianci, all’impegno di uomini, donne, cooperative sociali e gente di Chiesa come don Pasquale Cotugno che ogni giorno puntano tutto sul cambiamento: con le parole, le azioni, i pensieri. E noi tifiamo per loro quanto per i nostri giallorossi. Forza!

Cattedrale di San Pietro Apostolo o Duomo Tonti

Tutti sono capaci di andare a Gallipoli o ad Alberobello… a noi l’onore di scoprire questa Puglia insolita, off the beaten track, terra di contrasti che si rivelano quasi opposti. Come Pinuccio Tatarella e Giuseppe Di Vittorio due celeberrimi cerignolani. Il primo galantuomo della politica italiana, compianto signore della Destra. Il secondo sindacalista tutto d’un pezzo (fu eletto addirittura Presidente della Federazione Sindacale Mondiale), politico antifascista e fra i primissimi antistalinisti.

Al centro di Cerignola, a pochi passi dalla bella cattedrale con il più alto campanile di Puglia, troviamo il cippo miliare LXXXI (81° miglio) della via Traiana, che prende il nome dall’imperatore Traiano (53-117 d.C.), l’optimus princeps, forse il migliore fra i sovrani di Roma, un Agazio Loiero dell’Antichità. Questi nel 109 d.C., dopo aver ripristinato la via Appia nel tratto Roma-Benevento, per il tracciato Benevento-Brindisi abbandonò il più breve vecchio tracciato montagnoso della “Regina viarum“, per una via già in uso nel Tavoliere e nella pianura costiera, chiamandola appunto “via Traiana”.

Il cippo è poco più alto del nostro Nicolò Brighenti (a cui vogliamo già un gran bene per la sicurezza quasi paterna che ci ha regalato in queste prime giornate): 179 cm.  Ha un diametro 61,8 cm, ed è tutto in pietra calcarea.

Piano delle Fosse Granarie o Piano San Rocco è invece l’ultimo esempio in Capitanata di un’antica modalità di conservazione del grano, con almeno 600 fosse estese su un’area di 26.000 metri quadri. Solo poche fosse risalgono all’età romana, mentre la maggior parte è stata costruita intorno al Quattrocento. La fossa è costituita da una cavità a forma di campana, tinteggiata a latte di calce per evitare il contatto diretto del prodotto con il terreno, mentre esternamente ha un cordolo in pietra locale ed è chiusa poi da assi di legno ricoperti da un cumulo di terra.

Visitando le Fosse, pensate ai vecchi operai impiegati nell’estrazione del frumento, i cosiddetti “sfossatori”. Prima di scendere, per essere sicuri che il ricambio dell’aria fosse sufficiente (succede anche a chi decida di avventurarsi nei bagni del Ceravolo), verificavano la presenza di ossigeno osservando la persistenza della fiamma di una candela. Considerata la loro elevata valenza storica, dal 1982 le Fosse sono soggette a un vincolo di tutela emanato dalla Sovrintendenza per i Beni Artistici, Archeologici e Storici della Puglia.

La bella di Cerignola

A tavola niente sorprese, la Puglia regala solo esperienze straordinarie: dal pesce (crudo, scottato, in zuppa) ai formaggi freschissimi (chi può resistere a burrata, stracciatella e mozzarella fior di latte di queste parti?), dalle verdure alla carne. Non perdete però per nessuna ragione al mondo la Bella di Cerignola (se potete, piuttosto, fatene congrua scorta) che con fierezza si offre come simbolo vero e genuino di questa terra. Si tratta di un’ oliva che arriva anche a 30 gr. di peso (più dell’anima che per alcuni ne peserebbe 21 ) e ha polpa consistente e fibrosa. Un ottimo Nero di Troia, un vino leggendario (pare che Diomede, sbarcando nella Daunia dopo la guerra di Troia abbia deciso di fermarsi in una zona a cui diede il nome di Campi Diomedei, e vi piantò alcuni tralci di vite che aveva con sé), vi permetterà di approcciarvi in modo epico alla partita dei giallorossi.

Buon viaggio!

 

Foto all’interno dell’articolo

  • Duomo Tonti: Di Pierluigi Falcone – Pierluigi Falcone, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5138916
  • Trulli di Alberobello: Photo by Alessio Roversi on Unsplash 

Autore

Beppe Luglio

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