Slow Foodball

La migliore dell’anno

Si va a  Perugia. Calcioturisti giallorossi di tutta Italia (tessera permettendo), unitevi!

 

Pochi giri di parole: quella di domenica sarà la migliore trasferta dell’anno. La città umbra è antica e aristocratica ma allo stesso tempo vivace e dinamica grazie alle migliaia di studenti italiani e stranieri delle due importanti università. La cucina perugina poi, è ricca di sapori e materie prime di assoluta qualità: dalla cacciagione ai salumi, dall’olio d’oliva ai funghi, c’è moltissimo da provare. Se siete andati ad Aversa, Melfi, Eboli, Fano e chissà dove ancora, perdere Perugia può significare esclusivamente tre cose: 

  • Avete prosciugato il fondo cassa destinato alle trasferte
  • Siete a letto colpiti da qualche virus di origine cosentina
  • Siete completamente fuori di testa

Lo stadio che ospiterà i giallorossi di Ciccio Cozza è il Renato Curi, un impianto vero, finalmente, con 28mila posti a sedere e un’atmosfera da categorie superiori.

Renato Curi è stato un centrocampista del Perugia, uno svelto, di quelli che piacciono a noi nostalgici del vecchio calcio, baffuto e con una buona propensione al gol. Aveva iniziato la sua carriere nel Giulianova per poi passare in Lombardia, al Como, ma fu con la squadra umbra che fece vedere il meglio di sè. Nel campionato di serie A ’76-’77 – quello che vide il Catanzaro retrocesso in B con Sampdoria e Cesena – Curi segnò otto gol, spingendo il Perugia fino al sesto posto, giusto a un passo dall’Europa delle coppe. Nel campionato precedente aveva segnato alla Juventus un gol fondamentale per i tifosi del Torino. Lo sforzo di memoria non sarà eccessivo se vi chiedo di ricordare la voce di Sandro Ciotti in radiocronaca: «il Perugia è passato in vantaggio, rete di Curi su cross da destra di Novellino niente da fare per Zoff…». Pochi secondi e subentra un’altra voce storica di Tutto il Calcio, quella di Enrico Ameri: «Scusa Ciotti questo è l’urlo del Comunale di Torino che ha appreso in questo momento la notizia che tu hai dato, ecco l’urlo del Comunale di Torino, sventolio di bandiere del Torino, la linea a Dalla Noce». Il Torino è campione d’Italia grazie al gol di quel regista di un metro e sessantacinque appena.

Un anno e cinque mesi dopo, in radio e sul campo da gioco  ci sono incredibilmente gli stessi protagonisti. Ma la storia è tutta diversa. È il 30 ottobre del 1977, è il giorno di Perugia- Juventus. Non si tratta di una partita come tutte le altre perchè la squadra di Ilario Castagner dopo cinque giornate occupa la prima posizione insieme proprio ai bianconeri e al Milan: un altro miracolo di provincia è pronto a materializzarsi. Nel Perugia di Castagner ci sono buone individualità certo, ma come al solito è il collettivo a fare la differenza: tutti lottano, pressano, si sacrificano inseguendo ogni pallone. La partita contro la Juve di Trapattoni non è differente. In quel giorno di pioggia fitta, con il campo reso pesante dall’acqua e le magliette sporche di fango, nessuno si tira indietro. Curi, 24 anni ma già lo spirito di un veterano, nel primo tempo risulta uno dei migliori in campo. L’intesa con il compagno di reparto Vannini, l’interno gigante di un metro e novanta, è perfetta. Durante un’azione di gioco il regista perugino si scontra con il bianconero Causio, sembra nulla di grave, così lascia il campo per un po’ e rientra nel secondo tempo.

Al quinto minuto però, Renato Curi si accascia di nuovo, improvvisamente. Questa volta non c’è stato alcuno scontro, e tutti i giocatori capiscono che qualcosa di grave sta accadendo davanti ai loro occhi. Bettega e Scirea in particolare, si sbracciano richiamando l’attenzione dei medici. Curi viene trascinato via in barella seguito di corsa da alcuni dei giocatori in campo. Gli praticano due iniezioni e la respirazione bocca a bocca. È ancora la voce di Sandro Ciotti che ritorna:  «Scusa Ameri, qui a Perugia…». «Ho già capito tutto, Ciotti, e ti passo la linea». «Il cen­trocampista Curi del Perugia è morto»

Nei giorni successivi fu scoperto che Curi soffriva da tempo di una patologia cardiaca facilmente diagnosticabile e dopo qualche anno la Giustizia italiana arrivò perfino ad una blanda condanna per il medico sociale del Perugia e uno dei dottori del centro di Coverciano che aveva avuto in cura il calciatore del Perugia. Si chiudono sempre in questo modo, le storie delle morti su un campo da calcio. Si chiudono senza mai chiudersi davvero: Renato Curi, Giuliano Taccola, Marc Viven Foè, Miklos Feher, Antonio Puerta, Daniel Jarque…ognuno di questi nomi, insieme alle immagini che si portano appresso e alle responsabilità mai fino in fondo chiarite, riaprono una finestra su una partita infinita, speciale, privata del triplice fischio. Una partita che ci offre prima di ogni cosa l’esatta percezione della potenza che il verbo “stroncare” possiede.

Ma l’uomo è naturalmente predisposto, non fosse altro che per la posizione dei suoi occhi, a guardare avanti. E allora lasciamoci alle spalle le conseguenze invitabilmente tristi del nostro approccio consapevole alla trasferta di Perugia e dedichiamoci al bello che ci attende. Perugia non può essere raccontanta in un pezzo di poche righe. Avrete bisogno di una buona guida (magari questa) e di un po’ di tempo extra.

Henry James consigliava di “non aver fretta, di camminare dappertutto molto lentamente e senza meta e di osservare tutto quello che i suoi occhi incontreranno“.  Se arriverete a Perugia con la vostra compagna, chiaramente tratta in inganno dalla promessa di un fine settimana romantico in Umbria, state lontani più che potete da Corso Vannucci. La splendida passeggiata rischierebbe di trasformarsi in un bagno di sangue per le vostre finanze, tante sono le eleganti boutique presenti e le bugie che dovreste farvi perdonare (“Oh, guarda amore! Che combinazione, proprio qui, tra poche ore, giocherà la squadra della mia città!“). Più comodo portarla ad Eurochocolate, la rassegna internazionale che da 18 anni è tutta dedicata al cioccolato e che si terrà a Perugia proprio nei giorni dei giallorossi in terra umbra. Se non ci siete mai andati si tratta di un’ottima occasione per alzare il vostro livello di zuccheri nel sangue.

Anche da calcioturisti dilettanti, non avrete difficoltà a visitare il centro storico di Perugia che è un vero e proprio museo a cielo aperto grazie agli antichi palazzi e alle vecchie Chiese. Imperdibile la Fontana Maggiore in piazza IV novembre, una straordinaria opera del 1200 restaurata perfettamente e oggi ammirabile in tutto il suo splendore. Ma ci sono anche la cattedrale di San Lorenzo, la Galleria Nazionale, la Rocca Paolina e tutti gli stretti vicoli pieni di vita e locali. Più di tutto però, consigliamo una discesa nel pozzo etrusco: 37 metri sotto terra attraverso un intricato sistema di scale, giù fino a toccare il fondo… e chissà che non troverete l’ex presidente Aiello, da quelle parti.

Momento serietà: Perugia è una cittadina ricca di storia, cultura e arte. Non è  chiaramente Catanzaro ma per la nostra città potrebbe diventare un esempio. Sindaco Traversa, se dovesse trovarsi da quelle parti, dia un’occhiata in giro e parli a lungo con i suoi colleghi amministratori: magari scoprirà come può essere valorizzato un centro storico o quanta ricchezza e vitalità può portare un’università che funziona. Ci pensi.

E ora passiamo alla parte più importante della nostra rubrica.

La cucina perugina è legata alla tradizione gastronomica umbra perciò risulta semplice e genuina. Prosciutti, salumi, formaggi e carni sono i veri protagonisti delle tavole. Un consiglio: quella di un bel tagliere da queste parti è spesso la decisione più saggia da prendere, affronterete così costi contenuti ottenendo una goduria assicurata.  

Nei ristoranti della città, tra i piatti tradizionali troverete la “faraona alla leccarda” (condita con una salsa a base di fegatini di pollo, odori e vino bianco), la “torta al testo” (una schiacciata di farina, acqua e olio d’oliva) e varie ricette con il tartufo nero delizioso protagonista (consigliati gli spaghetti).

 Altra specialità perugina è  senza dubbio la parmigiana di gobbi: un piatto a base di cardi (o gobbi, appunto), mozzarella, sugo di carne e parmigiano. Sappiate che l’olio d’oliva di queste zone è di altissima qualità e sarà ospite gradito di qualsiasi piatto sceglierete di mangiare.

Se siete di quelli che chiedono la spaghettata alle vongole anche in pieno Villaggio Mancuso non temete…a Perugia non mancano i sapori del mare. C’è il “tegamaccio”  per esempio (zuppa di pesce aromatizzata) che è uno dei piatti a base di pesce più noti della zona. Ma ci sono anche granchi, trote, lucci e carpe cucinati ottimamente secondo ricette gustose e spesso ardite.  Per completare il pranzo, se il cioccolato non vi ha dato alla testa, ordinate un paio di dolci: le “pinoccate” a base di pinoli magari, oppure il torcolo, una ciambella con uvetta e canditi. Da bere è facile consigliare un vino dei Colli perugini doc, un rosso corposo e pregiato dal sapore sapido e asciutto.

Cucina, arte, storia, movida e la possibilità d’incontrare tanti vecchi amici sparsi per l’Italia. La tappa di Perugia promette indubbiamente moltissimo. Alla partita ci penseranno Cozza e i suoi ragazzi, senza l’assillo della vittoria, senza inutili tensioni, facendo solo ciò che c’è da fare. Minuto dopo minuto, azione dopo azione. Lo sappiamo bene noi quanto è vero quell’adagio secondo il quale l’appetito vien mangiando…

Beppe Luglio

Autore

Redazione

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