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Le regole di un gioco che non piace più a nessuno

Ghirelli Lega Pro
Scritto da Davide Greco

Ritorna il format delle liste a numero chiuso. L’ennesima discutibile decisione che livella verso il basso la terza serie

Che la Lega Pro italiana versi in cattive acque è risaputo da tempo, ma ciò che davvero non si capisce è come mai dopo tanti anni e tante parole sprecate, si trovi sempre il modo di giungere a decisioni discutibili e prive di un reale riscontro fra le esigenze dei club e i guai economici.

L’ultima chicca è del 24 luglio, data in cui la Lega Pro ha ufficializzato il nuovo regolamento sul minutaggio dei giovani, ma che in realtà contiene il temuto ritorno delle liste a numero chiuso.

Il ritorno delle liste a numero chiuso

Avete letto bene: liste a numero chiuso. Lo scorso anno, infatti, si era deciso di liberare le società da qualsiasi vincolo sul numero dei tesserati, in nome della competitività e soprattutto in favore di quei club che avevano intenzione di investire molti denari.

Trascorso un anno, si è tornati alla lista a numero chiuso, un salto indietro che riporta la Lega Pro alla lista calciatori introdotta nella stagione 2018/2019. Come e perché si sia giunti a questa decisione è stato motivato con una generica razionalizzazione delle risorse e un maggior equilibrio. Baggianate.

Iniziamo da un primo interrogativo: la liberalizzazione sul numero dei tesserati è stato un esperimento mal riuscito che ha penalizzato qualcuno?

Difficile rispondere, ma ci proviamo lo stesso. Nella stagione appena conclusa, i club economicamente più solidi hanno spesso diversi milioni di euro cercando di raggiungere l’obiettivo della promozione attraverso l’esperienza dei propri tesserati.

Quanti sono questi club? Una decina circa, fra cui il Bari di De Laurentis e il Catanzaro di Noto, giusto per citare due dei club che hanno fallito la promozione nonostante i corposi investimenti.

Complessivamente, nei tre gironi possiamo contare all’incirca 10 club che hanno investito molto e altri 50 club che invece si sono attestati sui consueti canoni economici delle terza serie.

Chi voleva puntare sugli over costosi e disponeva di budget importanti, l’ha potuto fare. Allo stesso modo, chi voleva puntare sulla linea verde non potendosi permettere stipendi onerosi, non ha avuto alcun vincolo.

Quindi, per rispondere al primo interrogativo, la liberalizzazione del numero dei tesserati non ha penalizzato nessuno.

Proprio Nessuno? Beh forse qualcuno sì, quelli che non potevano spendere. Come se in terza serie investire sia diventato scomodo.

Cui prodest?

Se i giovani non sono stati penalizzati e si è comunque deciso di limitare il numero dei giocatori in lista (penalizzando i club che avrebbero voluto investire in rose molto ampie), questo meccanismo a qualcosa dovrà pur servire.

Cui prodest? Dicevano i latini. Forse le liste a numero chiuso giovano alle squadre più deboli della terza serie?

Prendiamo ad esempio il Rende e il Rieti che si sono presentate con organici molto green e dunque scarsamente competitivi sotto il profilo dell’esperienza.

Queste due società non avevano molti denari da investire e anche con le liste a numero chiuso si sarebbero trovate invischiate nella lotta per non retrocedere. Se non hai un budget adeguato alla categoria, la lista illimitata o la lista a 22 non ti cambia la stagione.

A meno che non vogliamo raccontarci la favoletta che l’Inter o il Milan presteranno 8 talenti a testa alle squadre del Rende e del Rieti, il verdetto espresso dai campi della Lega Pro è uguale a quello della massima serie. C’è chi vince lo scudetto e chi retrocede.

C’è chi ha potuto investire 1 milardo di euro e chi arriva a stento a 50 milioni. Ma questo principio in Lega Pro sembra non contare. Bisogna livellare, controllare, limitare la capacità di spesa dei club. Roba da dittatura.

Forse le liste a numero chiuso giovano alle squadre come Catanzaro e Bari che vogliono investire?

Eh no! Sarebbe un controsenso, a meno che non la si voglia mettere su un piano suggestivo e cioè di un braccio di ferro fra Noto e De Laurentis a chi si accaparra i 22 migliori. Ma non scherziamo.

Le due liste

In base al nuovo regolamento le liste sono due: quella dei calciatori temporanei e quella dei calciatori professionisti.

Nella prima possono rientrare massimo 8 calciatori presi in prestito dalle serie maggiori (A e B) oppure da qualche federazione estera.

Nella seconda, ciascun club può indicare massimo 22 calciatori professionisti, indipendentemente dal numero di tesserati.

Questo significa che ogni club per tutta la stagione potrà si contare su un totale di 30 calciatori, ma a tutti gli effetti saranno solo 22 quelli sui quali le società come Catanzaro e Bari faranno principalmente affidamento.

E se Catanzaro e Bari avessero un proprio vivaio e volessero lanciare i propri talenti? La soluzione sarebbe quella di tesserare i propri giovani con i primi contratti di professionisti mentre la stagione è in corso, ma realisticamente questo potrà accadere per uno o due elementi.

E in ogni caso dal campionato 2021/2022, se Catanzaro e Bari dovessero disputare nuovamente la terza serie, i giovani professionisti tesserati oggi come extra-lista, domani non saranno più tali ma rientreranno nel novero dei 22.

Resta dunque da valutare il bacino degli 8 prestiti dalle serie maggiori. Come se fosse una leggenda metropolitana il problema che i club di serie A non vedono di buon occhio che i propri talenti siano affidati a club scarsamente organizzati e poco competitivi.

Nel corso degli ultimi anni sono pochissimi i giovani della serie A che si sono svezzati in terza serie con la maglia del Borgorosso Football Club e nonostante tutto si insiste ancora nella stessa direzione.

Verosimilmente qualche prestito utile può arrivare dalla serie cadetta, ma se a 20 anni non sei buono per la serie B allora sei un giocatore di serie C e con poca esperienza. Dunque non rappresenti un valore aggiunto per la squadra che ti ospita, ma un comodo viatico ai costi di gestione.

E allora non ci sono che due opzioni: se il club è in bassa fortuna non riceve in prestito i giocatori migliori ma solo gli ultimi degli ultimi e molti di questi finiscono per bruciarsi. Se invece il club è danaroso ed ambizioso potrà ricevere qualche elemento valido, ma si tratterà sempre di giovani che per quanto buonini non saranno all’altezza dei professionisti della C.

Dunque con la lista dei temporanei l’unico vantaggio lo si da a chi ha meno risorse, senza tener conto delle società che avrebbero voluto investire e che invece dovranno rivedere la politica dei propri (peraltro pochissimi) talenti per far posto a chi in Serie B ha poco spazio. Come ad esempio Bianchimano, arrivato in prestito dal Perugia, che a sua volta ha preso Capuano in prestito dall’Atalanta. Entrambi inadatti a giocare nella serie in cui militano i club che detengono il cartellino, ieri come oggi.

Una girandola di prestiti che avvantaggia solo le categorie maggiori, ovviamente a discapito delle ultime.

Il futuro staff tecnico dei giallorossi dovrà ad esempio valutare la posizione di Bayeye, Novello e Nicoletti e decidere se tenerli oppure darli in prestito in modo da non avere occupate 3 delle 22 caselle. Se si decidesse per il prestito bisognerebbe trovare una società (chiaramente di terza serie) che preferisca i nostri tre giovani ad altrettanti giovani di categorie superiori.

Non sarà semplice trovare una soluzione ed è chiaro che se qualche attempato professionista presto o tardi dovrà appendere le scarpette al chiodo, molti giovani rischiano di non trovare uno spazio di crescita adeguato.

Ricapitolando

Le liste illimitate non hanno penalizzato i giovani che hanno continuato a trovare spazio sia nei 10 top club che negli altri 50 club di fascia medio-bassa. La rosa senza limiti dava proprio questo vantaggio e cioè quello di provare nel corso della stagione diverse individualità, cosa questa che da domani non sarà più possibile.

Infatti, le liste chiuse non daranno molto spazio ai giovani di proprietà, che per quanto siano pochi, saranno messi in secondo piano rispetto ai prestiti dalle serie maggiori. Eccezion fatta per questa stagione, ma dalla prossima il Catanzaro e il Bari avranno ancor meno convenienza a investire nelle giovanili. Il Furina di turno oggi lo puoi inserire extra lista, l’anno prossimo farà parte dei 22 e se l’anno prossimo quella casella deve restare libera allora il talento giallorosso sarà sacrificato e cioè girato in prestito chissà dove.

Le liste chiuse ridimensionano il gap fra i club più danarosi e quelli di fascia media e inoltre non dimentichiamo che dalle serie maggiori è molto difficile ricevere in prestito giovani talentuosi e quindi la lista dei temporanei si può considerare aria fritta, quasi alla stregua di un tappabuchi.

Tirando le somme, si è deciso di livellare il campionato impedendo ai paperoni di spendere a proprio piacimento e di contro dando ai meno facoltosi il solito contentino di giovani in prestito che non altera gli equilibri.

Autore

Davide Greco

4 Commenti

  • Aumenteranno i calciatori disoccupati, sia quelli giovani che quelli più anziani. In Italia siamo amministrati (non solo nel calcio purtroppo) da dirigenti stupidi e incompetenti.

  • Lo sto scrivendo ovunque e l’ho detto anche in radio.
    Per salvare la C serve creare la B2.
    Proposta: 2 gironi di C con 2 promozioni dirette per girone ed una quinta squadra promossa ai playoff. Stesso numero di squadre totali retrocesse rispetto ad oggi.
    La chiamiamo B2 perché la prima classificata diventa l’ultima classificata dei playoff della serie B avendo quindi la possibilità di andare direttamente in A.
    Le 5 retrocessioni e le quattro promozioni con playoff e playout farebbero diventare questa categoria molto spettacolare e variabile, inoltre anche la C ne trarrebbe vantaggio.
    Oltre allo spettacolo questa formula porterebbe molti più soldi e gli imprenditori potrebbero programmare gli investimenti, penso che favorirebbe anche la regolarità dei campionati.
    Infine anche la B ne trarrebbe un vantaggio enorme perché le retrocesse non finirebbero nell’attuale inferno della C dove si bruciano molte risorse spesso a vuoto.

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