Sull’altare del Ceravolo [dal Corriere della Calabria]

Il corrieredellacalabria affronta l’argomento matrimonio –  fino alla convenzione mai siglata fra Uesse e Comune

Il legame tra Catanzaro e la sua squadra di calcio è qualcosa che va ben oltre la passione calcistica. Le Aquile per anni hanno rappresentato non solo un vanto ma un motivo di riscatto sociale per una delle città più povere d’Italia. Qualcosa di così radicato che in molti sui Tre colli per indicare lo stadio dicono il “tempio”. Non stupisce, quindi, che il primo dei supporters, il capo degli Ultras 1973, Andrea Amendola, abbia immaginato di convolare a giuste nozze con la sua Jessica proprio nel Nicola Ceravolo. A rovinare la festa ci si è messa, però, la politica, la stessa che ha portato Amendola dai gradoni della curva Capraro agli scranni di Palazzo De Nobili. Inefficienza e superficialità hanno trasformato questa vicenda nell’ennesima figuraccia per l’amministrazione comunale già provata dallo scandalo “Catanzaropoli”.

 

IL MATRIMONIO Tutto inizia nei primi giorni di dicembre quando Amendola, che si firma apponendo davanti al nome e cognome la sigla «cons.» (eletto con l’Adc e transitato in Forza Italia), invia al sindaco Sergio Abramo una «richiesta di concessione utilizzo stadio Nicola Ceravolo per evento e cerimonia matrimoniale» per il 12 luglio 2014. Il primo cittadino approva e ci mette la sua firma. E qui forse è il primo errore di Abramo. Il documento che reca in calce la firma del sindaco è un atto di gestione che sarebbe dovuto passare al vaglio degli uffici comunali. Fatto sta che il 7 gennaio quella richiesta viene regolarmente protocollata. Amendola, quindi, fa partire la macchina organizzativa. Da consigliere comunale non sa che il regolamento per l’utilizzo degli impianti sportivi non prevede la concessione per una manifestazione come quella che ha in mente, ancor più grave è che un sindaco al terzo mandato firmi ancor prima di sapere se sia possibile o meno dar seguito a quella richiesta. L’attuale regolamento sugli impianti sportivi comunali dispone che possano essere concessi ad associazioni, federazioni sportive, enti scolastici, nonché «privati cittadini che intendano svolgere attività sportiva». Inoltre è specificato che «all’interno di ogni impianto comunale potranno svolgersi solo quelle discipline o attività sportive conformi alla destinazione d’uso dello stesso. Non è consentito introdurre attrezzi, o svolgere attività sportive che non siano compatibili con la destinazione d’uso dell’impianto». Unica deroga prevista è per i concerti. Stando così le cose per i banchetti nuziali le porte dello stadio dovrebbero restare chiuse. Un impedimento che sarebbe potuto essere agevolmente superato con una modifica del regolamento. Solo pochi mesi prima il Comune aveva allargato l’utilizzo di Villa Margherita alle cerimonie nuziali, annunciando la decisione con comunicati ufficiali. Sarebbe bastato fare lo stesso, questa volta invece Abramo e la sua amministrazione hanno scelto il basso profilo. Da gennaio niente è trapelato e nulla è stato fatto. Fino allo scoppiare del caso. Ora il sindaco si affanna a ripetere che è pronta una modifica del regolamento comunale, ma la frittata ormai sembra fatta. Abramo prova a chiamare in causa l’opposizione sostenendo di averla informata in una riunione dei capigruppo tra la fine di novembre e i primi giorni di dicembre. Il centrosinistra nega e invita il sindaco a produrre i verbali di quella riunione. Al momento non ve n’è traccia. Insomma, tante ombre e la doppia veste di Amendola, capo ultras ed esponente della maggioranza di centrodestra, non fa che aumentare i sospetti su una gestione ad personam della cosa pubblica.

 

DI MALE IN PEGGIO Da vicenda personale il matrimonio del capo ultras si è trasformata in caso politico e rischia di trasformarsi in un terremoto anche sportivo. Il presidente del Catanzaro Calcio Giuseppe Cosentino, infatti, ha fatto sapere di essere amareggiato perché nessuno lo aveva avvisato. Il patron giallorosso che già sembrava indeciso sulla sua permanenza nel capoluogo, visto la scelta degli sponsor più importanti di non rinnovare il sostegno al club, potrebbe non iscrivere la squadra al campionato. Insomma, la più classica goccia che fa traboccare il vaso. E proprio sulla gestione dello stadio Ceravolo l’amministrazione comunale rischia di inciampare ancora una volta. Nel 2011, infatti, durante la breve esperienza a Palazzo De Nobili di Michele Traversa viene approvata la delibera 720 con cui il Comune concede temporaneamente lo stadio al Catanzaro di Cosentino: «Attesa l’urgenza con la quale la società deve produrre la documentazione necessaria alla lega italiana calcio professionistico di procedere alla concessione provvisoria dello stadio Ceravolo nelle more della stesura e stipula di una convenzione». In attesa di siglare l’accordo il club dovrebbe versare come canone annuo 20mila euro. Sono passati tre anni e anche in questo caso nulla è stato fatto. Succede che quando l’amministrazione comunale scrive a Cosentino un «sollecito di pagamento canone d’uso», il presidente risponde picche spiegando: «Vorremmo farvi presente che a tutt’oggi non è stata stilata nessuna convenzione in materia, né tantomeno sottoscritta dalla società Catanzaro calcio 2011 srl. Infatti la stessa fino a ora ha solo sostenuto spese e oneri per la gestione e la manutenzione dello stadio, nonché un ingente impiego di capitali proprio per mantenerlo in ottimo stato. Vedi spese per luce (10mila euro annui), lavanderia, pulizia dei bagni, tribune, spogliatoi, imposta comunale per la pubblicità, manutenzione e solo per il mantenimento del manto erboso la società spende 30mila euro più iva annui». Il Comune insiste nel 2012 e nel 2013, ma Cosentino replica sempre allo stesso modo. Per chiarire la vicenda basterebbe firmare la convenzione. Ma a Palazzo De Nobili nessuno se ne preoccupa. Neanche quando, nel febbraio 2014, l’allora assessore allo Sport, Giampaolo Mungo, inviti gli uffici comunali preposti a indire «una conferenza dei servizi per la predisposizione dell’atto».

 

L’APPALTO Nelle lettere di risposta al Comune, Cosentino ricorda anche che «i lavori di manutenzione dello stadio dovevano essere completati entro ottobre 2011 con relativi compimenti d’opera di spogliatoi, campo B (quello dietro la Curva Est, ndr), zona distinti, cosa che nella realtà non è avvenuta causando notevoli disagi logistici ed economici alla società Catanzaro calcio 2011 srl». Il riferimento è all’appalto infinito del Ceravolo. Cinque milioni di euro, che dopo varie vicissitudini, sono stati finalmente messi a disposizione per mettere a norma lo stadio realizzato negli anni ’70. I lavori devono ancora iniziare, ma si è già mossa la Procura della Repubblica. Uno degli imprenditori che ha partecipato alla gara, infatti, ben prima che le buste venissero aperte ha fornito alla Guardia di finanza il nome del vincitore. Una “premonizione” che si è rivelata esatta e adesso il pm Vincenzo Russo sta verificando se vi sia stato un accordo e quindi una turbativa d’asta. Bisognerà attendere, chissà quanto. E dire che almeno una parte di quell’appalto poteva essere già pronto e senza un solo centesimo di soldi pubblici. Nel 2009, nel 2011 e infine il 5 giugno 2013, il legale rappresentante della “Scuola Calcio Giallorossi 87” aveva proposto al Comune di ottenere in convenzione il Campo B. Da parte sua la società con 360mila euro avrebbe ristrutturato l’opera, rifacendo la superficie di gioco in erba sintetica, le porte, la recinzione, realizzando l’impianto elettrico e gli spogliatoi. Inoltre avrebbe assicurato la «messa a disposizione di codesta amministrazione comunale per eventuali manifestazioni compatibili con la struttura». Dal Comune non hanno mai risposto.

 

Fonte – corrieredellacalabria – Autore – Gaetano Mazzuca

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