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Catanzaro-Avellino: l’analisi tecnico-tattica

I giallorossi sono scesi in campo timidi e con minore intensità agonistica rispetto alla squadra di mister Braglia che si è dimostrata aggressiva fin dai primi minuti, concentrata su ogni pallone e molto ben organizzata (in fase di non possesso palla più che in quella offensiva). L’Avellino è stato bravo e fortunato (il gol di Bernardotto è viziato da un fuorigioco) a trovare la via della rete ad inizio partita e a prendere in mano la gestione dei ritmi di gioco. Nella seconda frazione di gara la reazione del Catanzaro avrebbe potuto condurre al gol del pareggio che purtroppo non è arrivato.

I sistemi di gioco

Catanzaro

In fase di non possesso palla: 1-5-3-1-1

In fase di possesso palla: 1-3-2-4-1

Avellino

In fase di non possesso palla: 1-5-2-1-2

In fase di possesso palla: 1-3-4-2-1

 

Gli interpreti

La porta dei giallorossi è stata difesa da Di Gennaro. Il terzetto centrale di difesa composto da Scognamillo (difensore laterale di destra), Fazio (difensore centrale), Gatti (difensore laterale di sinistra). Sui lati hanno agito Garufo (esterno destro) e Porcino (esterno sinistro). Linea di centrocampo a tre con Verna (centrocampista centrale di destra), Corapi (centrocampista centrale) e Casoli (centrocampista centrale di sinistra). In avanti Carlini (trequartista) e Curiale (punta).

 

La fase di possesso

In fase di possesso palla il sistema di gioco del Catanzaro è stato un 1-3-2-4-1.

Costruzione del gioco: in sotto-fase di costruzione i giallorossi di Calabro hanno spesso creato un quadrilatero con due appoggi laterali.  Fazio e Gatti ai lati del portiere, Corapi e Verna paralleli a loro e lateralmente Scognamillo a destra e Porcino a sinistra. Tale disposizione tattica ha permesso più volte al Catanzaro di uscire dalla propria area di rigore con una notevole catena di passaggi, complice la superiorità numerica che si veniva a creare. L’Avellino portava in prima pressione tre giocatori, ossia le due punte e il trequartista De Francesco a cui è stata affidata la marcatura a uomo su Corapi nella predetta situazione di gioco. Si è spesso notato anche uno scambio di posizioni tra Verna e Carlini attraverso cui mister Calabro ha cercato probabilmente di dare maggiore qualità alla costruzione dal basso.

Francesco Corapi calciatore del Catanzaro

Sviluppo del gioco: soprattutto nel primo tempo i giallorossi si sono dimostrati timorosi nello sviluppare gioco offensivo. Una volta saltata la prima pressione, la squadra appariva poco dinamica negli smarcamenti e di conseguenza nella creazione ed occupazione degli spazi offensivi. L’idea principale era quella di mettere in moto Carlini, libero di muoversi in continua ricerca di “zona luce” ma l’ex giocatore della Juve Stabia si trovava spesso isolato e chiuso nella gabbia della difesa irpina, sempre aggressiva e concentrata. Nel secondo tempo si sono notati dei miglioramenti nello sviluppo del gioco grazie alle sostituzioni del tecnico giallorosso che ha portato Braglia a coprirsi maggiormente, facendo indietreggiare la posizione di De Francesco e formando un 5-3-2 puro.

Ampiezza: le zone laterali del campo sono state occupate a destra da Garufo e a sinistra da Porcino. Entrambi, nella prima frazione di gara, hanno supportato poco la manovra offensiva. Nella ripresa mister Calabro ha deciso di spostare Casoli sull’esterno e il Catanzaro si è reso più pericoloso e propositivo.

 

Rifinitura e creazione azione pericolosa: nel secondo tempo in particolare, complici i cambi, il Catanzaro ha provato a schiacciare l’Avellino all’interno della propria metà campo, portando molti uomini in zona di rifinitura. Tuttavia la mancanza di giocatori abili ad attaccare la profondità non ha quasi mai permesso di dilatare la porzione di campo tra la difesa e il centrocampo irpino e complice la contemporanea presenza in campo di due attaccanti forti di testa come Evacuo e Jefferson, le azioni pericolose sono state create solo attraverso attacchi esterni. Ovviamente ciò ha reso più prevedibile e meno faticoso il lavoro della forte difesa irpina che comunque, in alcune occasioni, si è salvata  solo grazie agli interventi del proprio portiere.

Finalizzazione: come detto la finalizzazione è arrivata quasi esclusivamente da palla laterale e il Catanzaro ha cercato poche volte il tiro da fuori. Dopo l’approccio timoroso del primo tempo, nella ripresa la squadra ha portato spesso cinque/sei uomini nell’area di rigore avversaria ma, complici la mancanza di cinismo, la bravura del portiere dell’Avellino e un po’ di sfortuna, non è riuscita a realizzare nemmeno il gol del pareggio.

La fase di non possesso

In fase di non possesso palla il sistema di gioco è stato 1-5-3-1-1.

Prima pressione e aggressione: nella costruzione dal basso dell’Avellino, gli uomini di Calabro hanno spesso pressato alto con Casoli, Curiale e Carlini sui tre riferimenti difensivi avversari. Lo scopo era ovviamente quello di riconquistare palla nelle zone alte di campo; peccato però che mister Braglia, dall’alto della sua esperienza, non ha quasi mai voluto prendersi rischi e ha preferito una costruzione diretta con rinvio del portiere.

Massimiliano Carlini centrocampista del Catanzaro

Linee di attesa: nei casi in cui gli ospiti sono riusciti a conquistare campo, la squadra di casa si è sempre difesa 5-3-1-1 componendo più linee difensive di attesa. A dire il vero l’Avellino ha creato poco nel corso della partita e in fase offensiva non è sembrato organizzato quanto nella fase difensiva. Tuttavia nel primo tempo il Catanzaro ha peccato di intensità, di ritmo, di concentrazione difensiva e ciò è bastato per permettere agli avversari di trovare il gol dopo una buona azione che ha avuto origine da un triangolo fra D’Angelo e De Francesco. Nella ripresa i campani hanno creato poco e nel complesso hanno ottenuto di più rispetto a quanto meritato sul campo.

Marcature: molto interessante ma altresì prevedibile, la scelta di Braglia di marcare a uomo Corapi nella fase di costruzione dal basso del Catanzaro.

 

Le transizioni

Positive: le ripartenze non sono di certo il marchio di fabbrica del Catanzaro e non ci si poteva aspettare che lo fossero in questa partita per due motivi. La squadra di Calabro ha pochi giocatori abili ad attaccare gli spazi e la profondità, e inoltre l’Avellino, a parere di chi scrive, è la squadra più forte del campionato per quanto concerne le coperture preventive grazie alla presenza di almeno sei giocatori dietro le spalle del possessore di palla.

Negative: neanche le transizioni negative hanno funzionato oggi. Perso il possesso, il Catanzaro non è quasi mai riuscito ad aggredire l’avversario per riconquistare il pallone, complice la scarsa intensità di gioco vista soprattutto nel primo tempo.

 

I calci piazzati

A favore: difficile fare gol da calcio piazzato contro questa squadra. L’Avellino è molto fisico e in area di rigore ha spesso difeso con tutti i suoi effettivi non lasciando nessun giocatore in posizione avanzata e in smarcamento preventivo.

A sfavore: gli irpini hanno cercato di sorprendere i padroni di casa con qualche schema da calcio piazzato non riuscendoci.

Cos’ha funzionato?

Il Catanzaro ha reagito e ha provato a pareggiare fino alla fine. Nella ripresa, a differenza del primo tempo, la squadra è sembrata meno timorosa e ha occupato con maggiore personalità le zone offensive di campo.

 

Cosa non ha funzionato?

I giallorossi sono stati poco aggressivi senza palla e la difesa è apparsa troppo statica e passiva nell’azione del gol. Le transizioni sia positive che negative non hanno funzionato.

 

Giovanbattista Romeo

Autore

Giovanbattista Romeo

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