Il tramonto si posa dolce sulla spiaggia di Caminia, e tutto diventa oro e rame: il mare, le barche ferme come dipinte, i profili delle persone stanche di sole.
Su una lingua di sabbia due ragazzi siedono vicini. Lui, calabrese, con la maglia giallorossa addosso come una seconda pelle; lei, turista scandinava, con la pelle di latte e gli occhi che riflettono il mare.
Parlano piano, come se avessero paura di disturbare la bellezza che li circonda.
«So… this… Catanzaro,» dice lei dice, sorridendo un po’ timida, «why does it mean so much to you? It’s just… football, isn’t it?»
Lui si porta una mano sul petto, come per controllare che il cuore sia ancora lì. E sospira.
«No. It’s not just football. È molto di più. Il Catanzaro è mio padre che mi porta allo stadio da bambino. È mia madre che lava la maglia la sera prima, perché domenica dev’essere perfetta. È la curva che canta così forte che ti entra dentro e non se ne va più via.»
Lei ride piano, gli occhi azzurri che si illuminano.
«But why? Why this small team? Why not Milan… or Juventus?»
Lui scuote la testa, sorride con un velo di malinconia.
«Because Catanzaro is my blood. It’s where I was born, it’s my roots.
When I was six, I saw a goal on TV — we won, my dad was crying — and I promised myself I’d always love these colours. That was the promise of me being a little boy. And I’ve kept it.»
Lei si sporge, posa la mano sulla sabbia vicino alla sua.
«Tell me more…»
«Alright.
It’s Iemmello, our captain, our king. When he scores, it feels like the whole city’s flying.
It’s the Ceravolo stadium — old, worn out, but ours — and soon they’ll rebuild it, and we dream of new stands packed with people singing.
It’s driving all across Italy for away games. Singing at service stations at midnight. Coming home with no voice left, but a heart that feels so much bigger.
And it’s knowing… even if we lose, I’ll love them just the same. Always.»
Lei lo guarda come si guarda un oracolo che parla di misteri profondi. Poi sorride, e il sorriso è un piccolo miracolo.
«It’s beautiful… really. It sounds like… home. Even to me.»
Il ragazzo si ferma un attimo, gli occhi lucidi.
«Maybe that’s exactly what it is. Catanzaro is home. Even for someone like you, who’s never been there until today.»
Lei gli stringe la mano, forte.
«Then promise me one thing: one day… you’ll take me there. To your stadium, your people. I want to hear that curva singing.»
«Yeah. I promise,» risponde lui, e in quella promessa c’è tutta la Calabria, tutto il sud, tutto il sole che brucia ma che scalda l’anima.
Sopra di loro, il cielo di luglio si accende di stelle. E da qualche parte, lontano ma non troppo, c’è un campo di calcio che aspetta di farli sognare
Harp
Immagine elaborata da AI
Ma poi,alla fine,lui ha fatto goal o il match si è chiuso a reti bianche? E comunque,anche in tanti non calabresi cè la stessa nobile passione per questa squadra,ricordatelo.
Ma per chi è ignorante come me e non parla inglese, questi 2 sulla spiaggia che caz… si sono detti alla fine???
Ma quale ignoranza,non scherziamo..cé gente con la terza media che potrebbe insegnare la vita a un sacco di laureati..Un corteggiamento come un altro,solo in salsa giallo rossa.Speriamo sia amore sincero.
Parràti ‘talianu….