Intervistiamo

La Ciociara in scena al Politeama

 

Prima un grande romanzo (di Alberto Moravia), poi un grande film (di Vittorio De Sica). Adesso “La ciociara” arriva a teatro nella riduzione di Annibale Ruccello, con la regia di Roberta Torre e l’interpretazione di Donatella Finocchiaro.

Prodotta dalla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, sarà in scena al Politeama di Catanzaro domani, lunedì 24 e dopodomani martedì 25 gennaio.
Le avevamo lasciate abbracciate in un gran pianto liberatorio. Cesira e Rosetta, madre e figlia entrambe ferite nella carne e nell’ anima da una violenza feroce quanto ottusa, inferta da soldati pronti a uccidere tutto e tutti, anche la pietà.

Era il 1960, La ciociara di Vittorio De Sica, dall’ omonimo romanzo di Alberto Moravia, scosse gli schermi di tutto il mondo con la forza devastante di una storia terribile quanto ordinaria, uno stupro di guerra metafora dello stupro di un intero Paese. Un film passato alla storia del cinema anche per la potente interpretazione di Sofia Loren, ai tempi ventiseienne, che proprio grazie a quel ruolo drammatico conquistò l’ Oscar e la fama internazionale.

Mezzo secolo dopo, Cesira e Rosetta tornano a parlarci. E non solo perché Precious, l’ adolescente obesa e sgraziata del film di Lee Daniels, ripetutamente violentata dal padre, si riconosce in una scena di quel vecchio film in bianco e nero.

Ruccello, il grande autore teatrale (basta ricordare “Ferdinando”) morto prematuramente nel 1986 in un incidente stradale, ha ambientato la sua versione nella contemporaneità e il ricordo della violenza subita da Rosetta, la figlia di Cesira, durante la seconda guerra mondiale, rimane sullo sfondo, apparentemente “dimenticata” ma invece determinante per quella che è oggi la vita delle due donne.

Se il film di De Sica, girato nel 1960, è ricordato soprattutto per il volto di Sophia  e per la narrazione cruda degli avvenimenti, qui l’azione comincia con le due donne che stanno litigando per l’acquisto di un’automobile.

“L’idea formidabile di Ruccello – ha detto Roberta Torre, regista cinematografica (“Tano da morire”, “Sud Side Stori”) all’esordio in teatro – è spingersi a guardare il ‘dopo’ della vicenda.

Gli anni sono passati, lo stupro è ormai lontano. Riaffiora molesto solo in qualche flashback. Subito respinto. Le due donne sembrano tornate a una salda ‘normalità’, a una vita piccolo borghese al di là di ogni loro speranza. Ai tempi duri della guerra sono subentrati quelli ‘comodi’ di un consumismo molle, che giustifica tutto”.
Donatella Finocchiaro, una delle muse preferite dai registi cinematografici italiani (con la Torre ha girato “Angela” e “I baci mai dati” di prossima uscita), ha una solida esperienza teatrale: “Il dolore stampato sul viso della Loren è un primo piano che fa parte del nostro immaginario collettivo, è un confronto temerario sul palcoscenico, dove sono impossibili i primi piani. Ma la sfida è proprio questa: reinventarsi il modo di proporre vicenda e personaggio”.
Gli altri interpreti sono Daniele Russo, Marcello Romolo, Rino Di Martino, Lorenzo Acquaviva, Rocco Capraro, Martina Galletta, Liborio Natali; con la partecipazione di Dalia Frediani. Le scene sono della stessa Torre, i costumi di Mariano Tufano, le musiche di Massimiliano Pace.

Autore

Salvatore Ferragina

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