Catanzaro News Jukebox

Pastore e quella palombella infinita

Scritto da Ivan Pugliese

La nuova rubrica Jukebox riparte da Taranto. Dentro all’attualità ma con la testa alla lunga storia del Catanzaro

Ricordate quando restavamo incantati davanti a quella macchina del tempo che erano i vecchi juke-box? Frugavamo nelle nostre tasche e tiravamo fuori una moneta, un gettone. Lo inserivamo, decidevamo cosa ascoltare e cominciavamo a sognare. Oggi proponiamo questa nuova rubrica, Jukebox, che strizza l’occhio al passato e vi racconta alcune delle pagine memorabili del vecchio Catanzaro. Dentro l’attualità ma con la testa alla storia.

___________

Quando mi sono ritrovato la palla fra i piedi, ho pensato e realizzato quell’idea di parabola, convinto di far gol. Oggi mi arrivano tanti messaggi e tutti mi chiedono come mi è venuto in mente di provare una giocata così folle. Ma per me, in quel momento, era la cosa più normale da fare… (Ivano Pastore)

Diciotto aprile 2004. Minuto 94. Nei primi 93 il Catanzaro ha sbattuto contro il muro difensivo del Taranto ma soprattutto contro se stesso e la sua tensione. Cade una pioggia sottile. I 4mila tifosi giallorossi assiepati in Curva Sud sono in silenzio dopo aver invaso festosamente la Statale 106 fin dal primo mattino. L’arbitro Stefanini potrebbe fischiare la fine da un momento all’altro, quattro i minuti di recupero concessi.

La palla è di là, lontana, nella lunetta del calcio d’angolo. Il Taranto non ha niente da chiedere alla partita, ormai condannato a giocare i play-out e lasciato solo dal suo pubblico in sciopero. Ma c’è quel corner da battere. E il Taranto lo fa molto male. I giallorossi recuperano il pallone. Pasquale Luiso lo riporta di qua con una cavalcata di 40 metri. Si accentra e vede Toledo. Il brasiliano si gira su stesso e sembra perdere l’attimo, accerchiato dai difensori in ripiegamento.

Sull’altra fascia, intanto, il grande ex della partita Ivano Pastore ha capito che non c’è più niente da difendere. Si lancia in una progressione verso l’altra area. Toledo lo vede smarcato e gli passa il pallone. Pastore stoppa, fa due passi in avanti, entra nell’area di rigore le cui linee sono ormai sbiadite. Il portiere tarantino Di Bitonto è lì di fronte al difensore giallorosso, in piedi, pronto all’ultimo miracolo di giornata. 

Pastore impatta il pallone con un colpo sotto, con un cucchiaio, una palombella che sembra lunga un’eternità. Il tiro è sospeso nel cielo di Taranto. Pochi minuti prima Giorgio Corona aveva calciato allo stesso modo e segnato un gol annullato da una bandierina ostile. Il pallone colpito da Pastore galleggia nell’aria gonfia di pioggia, mentre difensori e attaccanti ripiegano verso la porta del Taranto. I sospiri di 4mila tifosi giallorossi spingono in porta il pallone del destino. 

Gol. Zero a uno.

La Curva Sud esplode in un boato liberatorio che sa di serie B. I giallorossi vanno ad abbracciare Pastore, eroe quasi per caso. L’arbitro fa riprendere il gioco, mentre lo “Iacovone” è una bolgia festante. Il Catanzaro di Braglia si conferma insieme al Crotone sulla vetta della classifica, raggiunta la settimana prima nel sabato di Pasqua.

Riavvolgiamo il nastro. Venti giorni prima il Catanzaro è quinto in classifica, a sei punti dal Crotone capolista, a quattro dalla Viterbese, a tre dall’Acireale, a uno dal Lanciano, anche se con una gara da recuperare. La partita col Paternò, rinviata per nebbia, costringe i ragazzi di Braglia a inseguire con l’handicap. Ma in una settimana arrivano nove punti. Tre vittorie, contro Giulianova (2-1, Ferrigno-Corona), Paternò (2-0, Morello-Corona), L’Aquila in trasferta (0-1, Corona). 

Nel sabato di Pasqua succede il miracolo con 24 ore di anticipo. In un “Ceravolo” stracolmo, i giallorossi stendono a fatica la Sambenedettese. De Simone e Ferrigno da centrocampo regalano tre punti e la vetta della classifica al Catanzaro, grazie allo scivolone del Crotone a Benevento (2-1), alla batosta dell’Acireale a Chieti (5-0), allo stop di una Viterbese in caduta libera (1-1 a Sora).

La settimana che precede Taranto è febbrile. In città si respira calcio dopo anni di anonimato, interrotti dal ripescaggio dell’estate precedente che ha tirato fuori il Catanzaro dalla melma della C2. La squadra si prepara in tranquillità e nella partitella infrasettimanale rifila sei gol alla Palmese. Il Taranto, allenato da Bianchetti, viene da una stagione difficile, con continui cambi in panchina (Brini, Dellisanti, Brini, Bianchetti) e la contestazione dei tifosi verso squadra e proprietà. La punta di diamante Passiatore è ormai un ologramma del vecchio bomber. Sembra tutto facile per il Catanzaro, ma non sarà così.

La tifoseria prepara un esodo che giorno dopo giorno diventa sempre più imponente. Si parla di 2mila persone, ma il numero cresce incredibilmente con l’avvicinarsi della partita. I tifosi riempiono autobus e macchine. Le Ferrovie di Calabria concedono ai giallorossi 20 pullman in più. Alla fine la Statale 106 sarà un lungo serpentone giallorosso che parte dal Sansinato e arriva fino a Taranto. Il corteo è lunghissimo, l’accoglienza in città ostile. Un gruppo di tifosi giallorossi viene aggredito sul lungomare, un ragazzo è accoltellato all’uscita da un ristorante ma se la caverà. In tribuna provocazioni e tafferugli continui. 

Sul campo i giovani del Taranto sono sfrontati. Giocano alla morte e costringono il Catanzaro a sbattere senza costrutto per 93 minuti. Di Bitonto si oppone alle poche occasioni costruite dai giallorossi. Ma anche Lafuenti è chiamato a un paio di interventi ed evita la fine della rincorsa alla B. Braglia prova nella ripresa le carte Caterino e Luiso per sbloccare la gara. Ma succede poco, almeno fino al minuto 94.

All’uscita dallo stadio una sassaiola tarantina accoglie i catanzaresi festanti. Arriva la Celere e si accendono violenti scontri. Alcune macchine private di semplici tifosi vengono assaltate o inseguite per diversi chilometri. È stata una giornata lunga, lunghissima. Come la parabola di Pastore che accompagna il Catanzaro in serie B.

Autore

Ivan Pugliese

4 Commenti

    • MA IO INFATTI HO SCRITTO DOPO AVERLI IMPICCATI , SONO D’ ACCORDO CON TE , ANZI MI PIACEREBBE CHE PRIMA DI UNA MORTE LENTA E DOLOROSA VENISSERO TORTURATI PER SETTIMANE ADOTTANDO I PIU’ RAFFINATI E CRUDELI METODI DI TORTURA PRENDENDO SPUNTO DA TUTTI I PAESI CHE LA PRATICANO COSI ‘ TANTO PER DIVERSIFICARE UN PO’ . E SAREBBE ANCORA NULLA RISPETTO A TUTTE LE PORCATE CHE CI HANNO INFLITTO NEL CORSO DEGLI ANNI .

Scrivi un commento