SANITA’ – Gli obiettivi richiesti ai manager

A pochi giorni dalla nomina dei manager, l’assessore alla Salute, Doris Lo Moro, ha delineato alcuni obiettivi che la Regione intende perseguire nel settore con i nuovi responsabili di aziende sanitarie ed ospedaliere.

“La sfida che i nuovi direttori generali hanno davanti in Calabria e’ innanzitutto quella di ricostruire un rapporto di fiducia fra i cittadini e le strutture sanitarie pubbliche. In questo contesto, i privati sono chiamati a concorrere per garantire la migliore risposta possibile alle legittime aspettative della popolazione sul presupposto di un’assoluta qualita’ del servizio”.
L’assessore Lo Moro ha anticipato questi obiettivi, parlando a Roma in occasione della presentazione del terzo rapporto dell’Aiop (l’associazione che rappresenta l’ospedalita’ privata) su “l’attivita’ ospedaliera in Italia”, avvenuta stamane nella sala della sacrestia della Camera dei Deputati.
Doris Lo Moro, unico assessore a prendere la parola, soffermandosi sul rapporto fra strutture pubbliche e private, ha detto: “In Calabria esistono 42 ospedali pubblici e 30 case di cura. I primi sono troppi ed alcuni dovranno essere riconvertiti. Per quanto riguarda le seconde, il loro numero e’ spropositato. Piu’ che in termini di servizi – ha affermato – la risposta data dai privati e’ stata in alcuni casi di tipo alberghiero. Contro i privati – ha aggiunto l’assessore alla Salute della Regione Calabria – non ci devono essere pregiudizi ne’ bisogna elevare barriere di tipo ideologico, ma occorre che i cittadini possano liberamente scegliere dove curarsi, optando eventualmente per gli ospedali o per le cliniche private, ma nella certezza di trovare livelli qualitativi elevati”.
Il modello sanitario calabrese, ha detto ancora Doris Lo Moro, “avra’ come punti di riferimento gli ospedali, a partire dalle tre grandi strutture pubbliche regionali: quelli di Catanzaro, Cosenza e Reggio. Noi – ha aggiunto – vogliamo frenare il fenomeno dell’emigrazione sanitaria, garantendo in Calabria le stesse possibilita’ di cura che un ammalato puo’ trovare fuori dalla nostra regione. Pubblico e privato possono integrarsi e garantire insieme questo obiettivo. La Calabria deve poter offrire anche le prestazioni di alta specializzazione. In ogni caso l’emigrazione sanitaria non dovra’ essere giustificata dall’esigenza di sottoporsi a terapie ordinarie che i nostri ospedali dovranno essere in grado di assicurare”.

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Redazione

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