Intervistiamo

Tre Bandiere Blu in meno per il mare della Calabria

Scritto da Redazione

Le Bandiere blu aumentano in Italia, ma vanno giù in Calabria. E anche questa, con l’estate in arrivo, è una preoccupante controtendenza. Tra le 248 spiagge che possono fregiarsi del sigillo di qualità della Fondazione per l’educazione ambientale (Fee) Italia, le località calabresi sono soltanto tre, la metà rispetto a quelle premiate nel 2012. Ed è pure questa un’anomalia, visto che il numero delle conferme, su base nazionale, è piuttosto alto (tocca l’86%). In particolare, delle cinque spiagge eliminate, tre sono sulle nostre coste. Si tratta di Marina di Gioiosa Jonica, Amendolara e Cariati (le altre due sono Scanno, in Abruzzo e Pozzallo, in Sicilia). Resistono, invece, Cirò Marina, Melissa e Roccella Jonica. Ma la nuova graduatoria cancella dalla mappa della balneazione doc la provincia di Cosenza, a riprova di una crisi che affonda le radici nel tempo e svaria dalle condizioni del mare ai servizi offerti ai turisti.

LA CLASSIFICA
Per guardare ai dati, la classifica è guidata dalla Liguria, con 20 località vincitrici; con 18 spiagge doc seguono le Marche, la Toscana con 17, mentre l’Abruzzo mantiene le sue 14, la Campania conferma le sue 13, la Puglia le sue 10, l’Emilia Romagna le 8, il Lazio le 5 come nel 2012. La Sardegna aumenta di una località e sale a 7, nessuna novità per il Veneto con 6 Bandiere Blu, mentre il Molise guadagna un riconoscimento ricevendo 3 Bandiere blu. La Sicilia scende a 4, mentreFriuli Venezia Giulia e Piemonte confermano le 2 Bandiere blu dell’anno scorso, la  Basilicata e la Lombardia, confermano un solo vessillo.

UN SEGNALE NEGATIVO
Che il segnale sia negativo non c’è dubbio. Il riconoscimento delle Bandiere Blu, infatti, non dà soltanto riscontri sulla pulizia del mare, ma anche sul tendenza al turismo sostenibile nelle località che concorrono al premio. È nel dare uno sguardo agli indicatori presi in considerazione che emerge la difficoltà del turismo calabrese. La Bandiera Blu va solo alle acque “eccellenti” (secondo regole più restrittive di quelle previste dalla normativa nazionale), che possono dimostrare regolari campionamenti effettuati nel corso della stagione estiva. Solo dopo la verifica di queste due condizioni preliminari si può accedere alle successive valutazioni, che vanno dall’efficienza della depurazione delle acque reflue e della rete fognaria (che deve essere allacciata almeno all’80% su tutto il territorio comunale) alla raccolta differenziata. È necessario avere vaste aree pedonali, piste ciclabili, un arredo urbano curato, aree verdi; e poi spiagge dotate di tutti i servizi e di personale addetto al salvamento, accessibilità per tutti (abbattimento delle barriere architettoniche); strutture alberghiere, servizi d’utilità pubblica sanitaria, informazioni turistiche, segnaletica aggiornata. Tutte parole che in Calabria – al di là degli sforzi di alcuni amministratori locali – si fatica persino a pronunciare.

LE CONSEGUENZE DELLA DEBACLE
L’addio a tre Bandiere Blu, però, può essere un guaio anche per le casse dei Comuni. Secondo uno studio interuniversitario condotto da un team di ricercatori degli atenei di Urbino e di Perugia, il riconoscimento rafforza l’immagine del comune che la riceve, sia per l’accostamento dell’amministrazione ai valori del marchio portato dalla Bandiera, soprattutto ambientali e di qualità, sia per il nuovo canale di promozione turistica a livello nazionale. E sarebbe portatrice di un aumento della soddisfazione dei turisti. L’88% dei comuni dichiara di aver riscontrato un aumento di soddisfazione da parte dei turisti; l’85% ritiene che, nel decidere tra località con offerte simili, i turisti tendono a preferire le località Bandiera Blu. Tre Bandiere in meno possono essere un bel guaio. (0020)

FONTE:CORRIEREDELLACALABRIA.IT

p. p. p.

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