Tre denunciati a Latina: esasperazione eccessiva, vicenda grottesca

Stamane è arrivata la notizia che, a giudicare dalla eco che ha suscitato, tutta Europa aspettava: denunciati tre tifosi del Catanzaro che a Latina avevano acceso un paio di fumogeni e fatto esplodere un petardo. 

La buona notizia arriva direttamente dal Lazio, terra di consiglieri ladri travestiti da maiali,  e più precisamente da Latina, base sempre meglio strutturata della camorra in Centro Italia. Si dirà che è tutto secondo legge (e logica) ovviamente. Si dirà che c’è una norma, per quanto idiota possa essere, e che c’è  anche chi la fa rispettare.

Corretto. Ciò che fa specie, in ogni caso,  è il modo di comunicare delle forze dell’ordine che oggi pare abbiano messo le mani su pericolosi criminali, latitanti pluriomicidi, terroristi sanguinari.

Quasi una settimana fa, davanti alla stampa, il capo della Digos di Latina, il commissario Roberto Artusi, aveva giudicato «intollerabili come azioni e comunque  reati» le condotte dei tre “facinorosi”. E si sottolineava come il lavoro degli investigatori fosse seguito da vicino addirittura dallo  stesso questore di Latina, Alberto Intini, “sempre  attento a qualunque episodio anomalo che accade nello stadio di calcio”.  

Oggi la conferma dell’avvenuta identificazione dei tre con tanto di particolari:

A seguito di accertamenti e mirata attivita’ investigativa svolta dalla Squadra Tifoserie della Digos di Latina, in data odierna, e’ stata depositata presso la Procura della Repubblica informativa di reato a carico di tre tifosi del Catanzaro, residenti in Calabria, che si sono resi responsabili, durante la partita disputata al Francioni il 9 settembre scorso, del lancio di diversi fumogeni e di un petardo.

E ancora:

Nell’immediatezza dei fatti non era stato possibile individuare i responsabili in quanto gli Ultras, al momento dell’accensione degli artifizi, si erano nascosti l’un l’altro, approfittando anche della relativa visibilita’ dovuta alla circostanza che la partita e’ stata giocata in ‘notturna’. Ma cio’ che non e’ stato possibile rilevare con certezza dal ‘vivo’, non e’ sfuggito alle telecamere. Infatti, dalla successiva ed attenta visione delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza, presente all’interno dell’impianto sportivo, e dall’esame di quelle realizzate dal personale della locale Polizia Scientifica, si e’ giunti alla certa identificazione dei responsabili.

Fantastico. La tecnologia! Dio salvi le telecamere. Ne sono state installate un po’ anche a Catanzaro, nei punti più caldi della nostra città: Pistoia, Corvo, Aranceto. Eppure lì si continua a rubare, spacciare, pianificare atti illegali alla luce del sole (perciò non risulta valida neanche la giustificazione della “notturna”). Evidentemente lontano dagli stadi le telecamere smettono di funzionare correttamente o qualcuno non riesce a farle funzionare. Un appello alla Questura di Latina: è possibile condividere con i colleghi catanzaresi le informazioni sul tipo di telecamere utilizzate? Magari è solo questione di marca e modello…

In un momento di difficoltà straordinaria per il nostro Paese, mentre i cittadini vorrebbero vedere alla sbarra ladri e truffatori di cui l’intero territorio nazionale è invaso, ci tocca leggere con tinte di sensazionalismo esasperate, di una vicenda che si concluderà con un Daspo e non avrà eliminato dalla strada alcun pericoloso criminale.

Ci auguriamo che l’enfasi e le modalità di diffusione della notizia dei tre denunciati sia  strettamente correlata alle abilità dell’ufficio stampa della questura laziale, che però dovrebbe risparmiare certe  poderose argomentazioni a momenti più alti di contrasto al crimine. In caso contrario, ci sarebbe da interrogarsi seriamente su quale politica della sicurezza si stia perseguendo in questo Paese.

 

@fabriscar

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Redazione

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