Avversario di turno

Ciclone Tonellotto: Trieste dimentica la bora

Vierchowod nuovo allenatore per placare il protagonismo del presidente e compattare lo spogliatoio

ROMA – Difficile parlare di calcio in questo
momento a Trieste. È il momento del presidente. Uno di quelli ruggenti
della nuova generazione che si atteggiano a moralizzatori del calcio. Uno di
quelli alla Lotito, tanto per capirci. Quelli che
scimmiottano gli antenati Rozzi e Anconetani, senza averne le competenze e la
passione calcistica. Peccato che gli antenati fossero amati dai tifosi, i
successori un po’ meno.

IL CICLONE TONELLOTTO – Flaviano Tonellotto,
professione immobiliarista (è decisamente il
loro momento), rileva alla fine dello scorso campionato la Triestina, chiudendo
di fatto l’era di Amilcare Berti e del doppio salto in B. La salvezza
allo spareggio contro il Vicenza è il primo regalo della squadra al
nuovo presidente che ricambia con un mese di gag comiche e di trovate
pubblicitarie. Un po’ di (discutibile) spesa estiva sul mercato, la
riconferma del ricercatissimo Godeas, poi il
tentativo di sfasciare un giocattolo arrivato abbastanza integro nelle sue
mani.

NOTTI BRAVE E SILENZI STAMPA – Il caos inizia dopo una notte brava di alcuni
calciatori alla vigilia di Atalanta-Triestina.
Sfuriata presidenziale, minacce di licenziamento. Poi i reprobi vanno in campo,
perdono di misura a Bergamo e Tonellotto pensa sia
più conveniente licenziare la sua coppia di tecnici, il
“saggio” Adriano Buffoni e il rampante Alessandro Calori. Da
lì è un crescendo rossiniano. Tonellotto si autoproclama
allenatore, salvo ripiegare sullo zar Vierchowod e
imporgli le scelte tecniche sedendo al suo fianco in panchina come angelo
custode. Questa abile mossa gli procura fama imperitura e un paio di ospitate
nei salotti calcistici televisivi, con Varriale e Bonolis a reggere il moccolo. Stampa e tifosi iniziano a
mugugnare, ma il ciclone imperversa e sforna un’altra idea eccezionale. Conscio
del suo accresciuto valore mediatico, sostiene che i
cronisti debbano pagare per le interviste a tutti i tesserati della Triestina.
Per finire vieta l’accesso alla sala stampa e agli spogliatoi ai
giornalisti del quotidiano locale, il glorioso “Piccolo”, arrivando
quasi allo scontro fisico. Ciliegina sulla torta, il silenzio stampa per
dirigenti e giocatori, uno escluso: indovinate chi?

UNA SQUADRA NEL CAOS – In tutta questa storia, la Triestina
dovrebbe anche giocare a calcio. Per sostituire il rimpianto Tesser (che
evitato Tonellotto si è imbattuto in Cellino),
erano stati chiamati Buffoni e Calori, ma la loro strada è diventata ben
presto un vicolo cieco. Eppure non era iniziata male. Una vittoria ad Avellino,
un paio di pareggi, la sconfitta di misura a Bergamo con l’Atalanta. Poi l’esonero e l’arrivo di Vierchowod, stopper d’altri tempi senza grandi
successi in panchina. Altri due scialbi pareggi contro Albinoleffe
e Cremonese hanno fatto ripiombare la Triestina nello sconforto. È vero,
c’è chi sta peggio in classifica. Ma due gol fatti e due subiti
non sono un bottino entusiasmante. I numeri parlano chiaro e disegnano pregi e
difetti della squadra. Una discreta quadratura tattica, solidità
difensiva ma scarsa inventiva dalla cintola in su. La noia al
“Rocco” è padrona di casa. Da verificare una possibile
spaccatura nel gruppo dopo la scomunica dei “tiratardi”.

IL GRANDE EX GIÀ
VETERANO A TRIESTE
– Tra questi anche il “nostro” Mauro
Briano, arrivato a Trieste dopo l’epurazione di gennaio a Catanzaro.
Subito titolare, è stato uno degli artefici della salvezza. Ed è
anche uno dei pochi sopravvissuti alla rivoluzione estiva di Tonellotto. Tante partenze (tra cui Pecorari,
Tarantino, Munari, Parola, Princivalli, Moscardelli) e molte
facce nuove. In porta è arrivato Generoso Rossi, dopo la fallimentare
esperienza al QPR in Inghilterra. In difesa il colpo migliore è Peccarisi, svincolato dal Torino. Gli arrivi di Groppi dal
Cesena e di Zeoli dal Pescara completano un reparto
che attende di scoprire il ventenne marocchino Azizou
e il greco Kyriazis, visto poche volte tra i titolari
dell’Arezzo nella scorsa stagione. Promossi a tempo pieno rispetto alla scorsa
stagione Pianu e Minieri. A centrocampo, insieme a
Briano, sopravvissuti l’interessante Galloppa e
il talentuoso Rigoni. I
nuovi arrivi sono un paio di sudamericani da scoprire, due cavalli di ritorno
da Cagliari (Delnevo e Albino), qualche giovane
promessa non mantenuta con poche partite nel motore (Gorgone
e Pagliuca), una vecchia gloria che non gioca da anni
(Dino Baggio) e l’ex modenese Di Venanzio. In
attacco la conferma di Godeas può essere
decisiva per la salvezza. Pronti a lanciarsi sulle sue “spizzate” di testa la confermata coppia Tulli-Baù e il nigeriano dell’Inter Eliakwu, l’anno scorso
riserva ad Ascoli.

DUE GESTIONI, DUE SQUADRE – Difficile individuare in questo caos
l’undici titolare della Triestina. Tonellotto
sembra intenzionato a imporre dei cambi negli uomini base del 4-4-2 di Buffoni
e Calori che prevedeva in difesa la coppia centrale Pianu-Peccarisi,
con i cursori Minieri e Di Venanzio sulle fasce. In mezzo al campo, il gioco
della Triestina si sviluppava (e si sviluppa) soprattutto per vie centrali,
viste le caratteristiche di Briano, Galloppa e Baggio. L’estro era affidato a Rigoni,
ora epurato, al servizio delle due punte Godeas e Tulli. Vierchowod ha spostato Di
Venanzio più avanti, sulla linea del centrocampo, inserendo Zeoli in difesa. Più spazio per Delnevo,
Albino e Gorgone. In attacco Eliakwu preferito a Tulli. La salvezza non è impossibile per la
Triestina, nonostante evidenti carenze d’organico: mancano delle ali vere
e un uomo di qualità in mezzo al campo. Tuttavia, il rischio di una
spaccatura nello spogliatoio è evidente con conseguenze facili da
immaginare (il Catanzaro ne sa qualcosa). L’unico rimedio sembra essere un
improbabile passo indietro di Tonellotto, prima che
la situazione diventi ingestibile.

UN GIOIELLO SPRECATO – Prima, soprattutto, che i tifosi triestini
(principali vittime di questo caos) abbandonino sdegnati gli spalti dello
stadio “Nereo Rocco”, un gioiello architettonico che ha mandato in
soffitta il vecchio “Grezar”. Due stadi
ostici per il Catanzaro che non ha mai vinto a Trieste nei dieci precedenti.
Solo quattro pareggi raccolti, l’ultimo nel 1990. Nell’unica sfida
giocata al “Rocco” l’anno scorso, il Catanzaro dominò
per lunghi tratti della gara dopo il vantaggio giuliano, firmato da Pecorari con la collaborazione attiva di Lafuenti. Il Catanzaro ci riprova domani sperando che Tonellotto decida di andare di nuovo in panchina e, soprattutto, che non si
distragga troppo.

PROBABILE FORMAZIONE (4-4-2) – Rossi; Azizou, Peccarisi, Pianu, Zeoli; Gorgone, Briano, Galloppa,
Di Venanzio; Godeas, Tulli
(Eliakwu). All. Vierchowod.

Ivan Pugliese

ivan@uscatanzaro.net

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