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La Bella e la Bestia

Scritto da Ivan Pugliese

Il Catanzaro di Vivarini continua a incantare la serie C mentre la città si interroga sul futuro del “Ceravolo”

Qualcosa in lui si trasformò. Era sgarbato, un pò volgare. Ora no, è timido, piacevole. Non mi ero accorta che ora è incantevole.
(La Bella e la Bestia)

Fulignati; Martinelli, Brighenti, Scognamillo; Situm, Sounas, Ghion, Verna, Vandeputte; Biasci, Iemmello. Tra venti anni la reciteremo ancora. Senza dubbi, senza pause, senza tentennamenti. Come Zoff, Gentile, Cabrini; Oriali, Collovati, Scirea; Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani. L’intonazione sarebbe diversa perché il calcio è cambiato, i ruoli si sono evoluti, i numeri non sono più dall’1 all’11. Ma la magia di una squadra di pallone che regala emozioni ai suoi tifosi non cambierà mai.

La grande bellezza

Il Catanzaro continua a irrorare di bellezza una serie C malconcia, con un livello tecnico discutibile, una classe arbitrale mediocre, una situazione economica cronicamente difficile e il vuoto politico lasciato dalle dimissioni di Ghirelli, colmato solo poche ore fa dall’elezione del giornalista Matteo Marani come presidente, affiancato dal vice Gianfranco Zola. Il calciomercato non ha minimamente intaccato i rapporti di forza del campionato. Foresti e Magalini avevano un compito difficile: convincere alcuni calciatori a partire, staccandosi da un gruppo vincente che sta stracciando tutti i record. A parte Mulè, che ha chiesto la cessione, sono rimasti tutti gli altri protagonisti, compresi Welbeck e Rolando. In entrata è arrivata la ciliegina Brignola, calciatore tecnicamente di altissimo livello, ma difficilmente collocabile in un telaio praticamente perfetto.

Per ora continuiamo a goderci le sterzate ubriacanti di Sounas, le folate di Situm, i ricami di Ghion, la feroce volontà di Verna, la facilità di calcio di Vandeputte, la ritrovata pulizia di Scognamillo, la ruvida perfezione di Brighenti, la visione del capitano Martinelli, le manone solide e i piedi educati di Fulignati, gli scatti isterici e ficcanti di Biasci. E poi c’è il professor Iemmello, salito in cattedra definitivamente per regalare alla sua città quel sogno da bambino. Con le sue assistenze ispirate e le sue stoccate da centravanti vecchio stampo. Il contatore dice 17 gol, ovviamente capocannoniere dell’intera serie C. Ma il lavoro più prezioso è al servizio della squadra, quello che apre praterie per i compagni e che consente a Biasci, Sounas e Vandeputte di abitare stabilmente i quartieri alti della classifica cannonieri.

Corsa alla B

Il Catanzaro di Vivarini continua il lungo e inarrestabile cammino verso il sogno. Con i suoi 70 punti, i suoi 68 gol, il suo +59 in differenza reti. Dopo la pausa natalizia, la marcia è proseguita con due soli punti lasciati per strada nel pantano di Messina. Tre successi di misura hanno fatto un po’ storcere il muso ai puristi, abituati ai 3 gol di media a partita. Ma solo i 20 minuti finali in inferiorità numerica contro la Turris (senza un pericolo corso) hanno spaventato i tifosi giallorossi. Le due goleade contro Cerignola e Andria hanno illuminato il “Ceravolo” regalando gioia e spettacolo.

Giusto per rendere l’idea dei numeri, il Catanzaro parte tutte le domeniche con quasi 2 gol e mezzo di vantaggio sugli avversari. Le ultime quattro partite dovevano segnare la svolta. Missione compiuta. Nonostante il mezzo passo falso a Messina, i giallorossi hanno quasi raddoppiato il vantaggio sul Crotone. Se pensiamo ai ritmi sostenuti finora dalle due calabresi, 11 punti di distacco sembrano un’enormità. A meno che il Crotone non vinca con tre gol di scarto il derby di ritorno, i punti da recuperare sono in realtà 12. Al Catanzaro bastano 25 punti per l’approdo in serie B. Il record di Ternana e Südtirol (90 punti) è lì a portata di mano. E quota 100 non è impossibile. 

Fin qui i numeri. Ma il calcio, si sa, è arte strana. E la beffa è sempre lì dietro l’angolo. Così mentre la città si divide tra sognatori che pregustano la serie A (“ci minamu ala Juventus”) e scaramantici che si rivedono battuti ai play-off in qualche campo sperduto della penisola (“tanto già lo so che l’anno prossimo rigioco in Lega Pro”), Vivarini fa il pompiere e la squadra prosegue concentrata la sua corsa. Le trasferte sono ormai esodi continui, mentre il “Ceravolo” senza barriere in tribuna ha ritrovato il suo popolo compatto, festante e rumoroso.

Caro vecchio stadio

Il “Ceravolo” senza barriere, finalmente. Una soluzione che UsCatanzaro.net sognava già 16 anni di questi tempi e che ha preso forma, almeno per le tribune, dalla partita contro la Turris. Il tempio è tornato alla ribalta del dibattito pubblico nelle ultime settimane. Complice l’atavica miopia della nostra classe politica, il vecchio Militare era caduto nel dimenticatoio dopo quel momento di fama e novità in era Cosentino/Scopelliti. Cinque milioni di euro regionali finiti in una vomitevole colata di cemento, usati per costruire quello scempio architettonico comunemente conosciuto come “‘’a palazzina” o, nell’alternativa più esotica, “‘a pagoda cinese”, in onore degli interessi commerciali del vecchio presidente. Oltre a deturpare il suo profilo e le sue forme sinuose, la palazzina ha tolto la luce del sole al sacro prato verde del “Ceravolo”, costringendo a turno Situm e Vandeputte a slalomeggiare su una fascia di fango.

Oggi che il Catanzaro vola ed è pronto al salto di categoria, si riapre il dibattito sul tempio. È troppo vecchio. Ha l’orientamento est/ovest. È in mezzo alle case, vicino all’ospedale e al cimitero. Il sabato c’è il mercato. Ci sono i pali davanti alla tribuna. Non ci sono i parcheggi. La politica a spintoni cerca di riprendersi la scena, tornano «gli splendori e le miserie di un vecchio stadio». La situazione è molto semplice e non si presta a grosse interpretazioni o a speculazioni politiche di bassa lega. Prima constatazione: Floriano Noto non ha intenzione di costruire uno stadio di proprietà. Seconda constatazione: il Comune non ha i soldi per ristrutturazioni importanti, figuriamoci per un nuovo stadio. Risultato: il “Ceravolo” è e resterà lo stadio dei giallorossi, almeno per ora.

Appurato questo, arriva un’ottima notizia. La Regione ha deciso di destinare un finanziamento importante, per complessivi 10 milioni di euro (1+9), per la ristrutturazione del “Ceravolo”, in vista di un possibile salto di categoria. Non è chiaro il collegamento tra possibile promozione e finanziamento. Investire sulle infrastrutture è un dovere a prescindere dalla categoria. Ma evitiamo di sottilizzare e cerchiamo di sfruttare bene questi fondi. È l’appello che rivolgiamo al sindaco Nicola Fiorita, giallorosso da sempre, che ha già raccolto la sfida della Regione e della famiglia Noto. 

La proprietà dell’Uesse ha invitato il sindaco a fare in fretta per ottenere i soldi. Fiorita ha risposto che coinvolgerà la società giallorossa. in tutto il percorso. Un percorso che ci auguriamo porterà il tempio a risplendere di modernità e di soluzioni sostenibili anche per il quartiere Stadio. Noi saremo qui a vigilare per evitare un altro scempio urbanistico e lo sperpero di soldi pubblici che abbiamo visto in passato senza risolvere i problemi del “Ceravolo”. Perché la “Bestia” possa tornare a essere principe e sposare la “Bella” creatura di Vincenzo Vivarini.

Autore

Ivan Pugliese

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